TEATRI

   Il teatro può dirsi il mezzo più immediato di trasfondere negli animi principi di civiltà e di morale: la caduta de’teatri ha preconizzato sempre il deterioramento de’costumi. Il gusto degli spettacoli è quasi sempre indizio di animo colto e gentile, e conviene a tutti gli uomini e in tutt’i tempi. Felice colui che ha la facoltà di sentire e godere i puri diletti che derivano da una scenica rappresentazione, egli avrà sempre un bel mezzo di vincere piacevolmente il tempo, coltivando lo spirito, e nutrendo il cuore di be’sentimenti. I costumi non si formano e non si purificano maggiormente che con l’esempio. Lo stato della società non è tale da porgere esempi quotidiani di generose virtù; i teatri adunque, colpendo la fantasia ed il cuore con l’esposizione di fatti storici o ideali, persuadono però potentemente ad abbracciare ed imitare le nobili e magnanime azioni.

   Egli è vero che, quando una saggia direzione e un gusto dilicato non presiedono alla buona scelta delle teatrali produzioni, i teatri tornar possono funesti e dannosi a’costumi, perciocché siamo ancora lontani dal punto di perfezione a cui si dovrebbe portare il teatro. In Francia, al dramma apertamente immorale succedette la commedia frivola e insidiosa; i vizi grossolani e sfacciati furono surrogati dall’indecenza spiritosa e da quella detta di buon genere. La letteratura drammatica era poggiata sulla corruzione dei tempi e sulle debolezze del secolo: ebbe però qualche vita finchè il secolo non prese altra piega. Non così può dorsi de’lavori del genio: i grandi maestri, salvo le utopie e le strambezze di alcuni, piaceranno in tutt’i tempi, a dispetto benanche delle numerose pecche che lor si appongono; e ciò perché le loro produzioni sono fondate su i principî costanti della morale del cuore, e non sulle tendenze efimere d’un’epoca o d’una nazione, imperciocchè quei sommi uomini scrivevano per bisogno del loro spirito creatore e ispirato, e non per arricchirsi a scapito del senso comune, delle lettere e dei costumi.

   Osiam dire che, per trarre sicuro diletto e profitto dal teatro, fa d’uopo avere una certa natural disposizione ad essere buon attore. Moltissimi vanno agli spettacoli per mera noia. Lo spirito è come il corpo; e, siccome questo quando è infermo non può gustare il sapore degli alimenti, così quello, quando è annoiato per vacuità o per corruzione, è incapace di gustare il bello delle arti e delle lettere. Altri vanno al teatro con l’animo deliberato a trovar tutto cattivo. Troppa indulgenza e troppa severità nocciono del pari ne’giudizii che si danno sulle opere e su gli artisti. «In verità – dice l’autore del Gil Blas – se vi sono cattivi autori, bisogna convenire che vi sono cattivi critici: e quando io penso al disgusto che gli autori drammatici hanno a provare, mi sorprende che se ne trovino abbastanza arditi per affrontare l’ignoranza della moltitudine e la censura de’pseudo letterati, i quali corrompono talvolta il giudizio del pubblico».

   Ciò che spiega il buon successo in Francia di certe produzioni che appo noi fanno un capitombolo, si è che i Francesi vanno al teatro coll’animo deliberato di divertirsi e di trovar tutto buono e bello: il contrario appunto è dirsi pel nostro paese.

   Ne’numeri successivi parleremo distesamente de’nostri attuali teatri di prosa e di musica.

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   Teatro Fenice – Il Cicco e Cola del maestro Bonomo seguita a richiamare molta gente in questo teatro.

   L’esecuzione di questa operetta buffa del Bonomo non lascia nulla a desiderare. La Compagnia tutta pone grandissimo zelo nel disimpegno delle rispettive parti. La graziosa Adelina Alfano è sempre accolta con segni di compiacimento dal pubblico di questo teatro; e noi le ne facciamo i nostri sinceri congratulamenti. I buffi Casaccia, de Biase, Lambiase, Lamonea gareggiano in buon volere; e ne vengono rimeritati di plausi.

   L’opera pecca di lunghezza. Quattro atti per una musica buffa è un po’troppo, e massime per una tomba come la Fenice, dove l’aria non è stata rinnovata dal dì che la scavarono, e la chiamarono teatro.

   Due parole a’bulli di questa Compagnia in generale: Non esagerate, o miei bravi; altrimenti, guastando il gusto e avvezzando male il vostro pubblico, dovrete ammazzarvi di fatiche per cavarne un applauso.

                                           FRANCESCO MASTRIANI