LA TESSERO-GUIDONE[1]
Non entreremo in giudizi estetici nel merito di questa giovane artista drammatica, chiamata a prendere, su le scene del teatro Fiorentini, il posto della Cazzola, di cui una crudelissima malattia minaccia i giorni sì cari all’arte. Non contenti di aver sentito la Tessero-Guidone nella Rivincita del Cicconi, abbiamo voluta sentirla nella Donna romantica del Castelvecchio: ed in entrambe queste commedie ella ci è paruta meritevole del posto di prima attrice.
Ben poche cose troverebbe la più severa critica a notare ne’modi di questa artista, che riunisce le tre doti essenzialissime per un’artista drammatica, cuore, intelligenza e gusto. Alle quali doti morali se si aggiungono quelle fisiche di una statura elegante e nobile, di un volto loquace ed espressivo, di una voce capace di piegarsi a tutte le infinite modificazioni delle umane passioni, si avrà della Tessero-Guidone un’artista di prim’ordine. Nel quinto atto della Donna romantica ella fu di una verità e di una naturalezza ammirabili; e quando credendo di aver bevuto il veleno, esclama: Nel prendere il velen fui coraggiosa e audace; Ora, lasciatemi morir come a me piace; la Tessero rilevò tale maestria d’arte che non temiamo di asserire che poche artiste possono superarla nella commedia. Ma è ella di pari merito nel dramma e nella tragedia? Noi non facciamo di queste scolastiche distinzioni quando parliamo di artisti drammatici di grande intelligenza, di squisita sensibilità e di fino gusto. Il genio non conosce queste barriere che la retorica ha segnato per le mezzanità. Gli è vero che talvolta i mezzi di un’artista non rispondono alla sua abilità ed il limitano ad una cerchia ristretta ne’confini del comico o del tragico; ma e la potenza dell’erta non varca questi confini?
FRANCESCO MASTRIANI
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[1] Dovrebbe trattarsi dell’attrice teatrale Adelaide Tessero Guidone (Firenze 1842- Torino 1892)