Nulla diremo dell’assassinio della Vestale, testé commesso su le scene di S. Carlo. Perché i nostri lettori sappiano qual si fu il successo che questa stessa musica si ebbe su le stesse scene la prima volta che si rappresentò (la sera del 10 Marzo 1840), eseguita dagli artisti Salvi-Spek, Reina Barrhoilet, Buccino e Gianni, ci piace qui di riportare un articolo del nostro amico Francesco Rubino, scritto quella sera stessa sotto la fresca impressione di quelle sublimi note, e pubblicato nel giornale La Toletta.
Nel momento che io prendo a scrivere intorno ad un novello capolavoro di Mercadante mi trovo colle fibre convulse, coll’anima esaltata dalle impressioni del teatro. Son poche ore appena ch’è cessato un fiume di armonia; e l’eco di quella armonia, l’incantesimo di quelle note sublimi, mi si aggira tutta volta nel cuore e nella mente, mi ricerca i più ascosi penetrali, e mi fa tremar la mano. Che saran desse le mie parole?.. L’ammirazione, la gioia, la sorpresa, che ad ogni momento nel Teatro io manifestava poco fa, con un sol grido – con quali modi la esprimerò io qui?.. Per taluni sentimenti ci vuole il grido, e non la parola. Mercadante, oh se tu fossi stato tra noi!.. avresti pienamente compresa la immensità del tuo genio: i tuoi concittadini… e chi sa dire che cosa avrebbero fatto i tuoi concittadini nel delirio dell’entusiasmo per onorarti?… In quella magnifica sala di S. Carlo tutte le voci ripetevano un nome, tutti gli sguardi cercavano l’autore degli armonici portenti; una era l’ansia, uno il voto… e che sarebbe stato se tu avessi potuto dire – Eccomi? Mercadante nato sotto il più bel cielo dell’armonia, educato ad una scuola che da tempo immemorabile dà legge al mondo. Mercadante è una delle più belle glorie del nostro paese. Venne in luce il Giuramento: Napoli lo sentì, e lo accolse come il più alto slancio dell’armonia?.. Il più alto?.. Quale inganno! I geni non hanno limite: cominciano donde cominciano gli altri: ma levati appena dalla folla, battendo a sublime volo chi può metter loro il confine? chi può misurare l’altezza raggiungerebbe dessi? Il Genio tra gli uomini è come l’aquila tra gli augelli: amante idolatra del sole, si spazia nell’aere, per interminati campi esteso, e finchè ha un’aura di vita trova sempre di che ascendere e dominare. La Vestale ha superato l’elevatissimo posto in cui rasi messo il Giuramento: la Vestale adunque ha distrutto ogni misura: ha innalzato una bandiera di vittoria sui pedanti: ha mostrato infine che una stella può d’infiniti raggi, sempre chiari, sempre nuovi, sempre vivificanti, essere apportatrice. Or dove sarà colui che neghi il Genio a Mercadante? È arte, tutta arte!… E che cosa è mai quest’arte senza la favilla che il cielo concede a pochi?… Quanti Salvator Rosa, quanti Torquati, quanti Pergolesi non avrebbe Napoli, se quattro regole apparate a scuola bastassero?… È arte, ma se col mezzo di quest’arte ti si commove, ti si desta ogni maniera di passioni, ti si strappa la bestemmia dalle labbra, e dal ciglio il pianto, come negherai tu il Genio a questa potenza?… Se vedi due globi rilucenti, ben distinguerai tu qual è illuminato da Dio, e quale dall’uomo. Ma tacciano una volta queste puerili differenze. Quando in Italia si pronunzia la parola artista, si dice tutto; nessuna distinzione, nessuna differenza, poiché l’Arte ed il Genio in Italia sono una cosa sola. Mercadante è artista: la sua patria, l’Europa intera lo afferma. Chi contro di lui?… Mercadante ha scritto per noi senza toglier nulla dell’ammirazione ad una antica Vestale dovuta, ameremo questa che abbiam veduto nascere, questa che Mercadante ha per nostro amore creata. Il Cammarano, cambiando in qualche piccola parte la condotta del melodramma francese (che come sapete tutti l’antica Vestale fu scritta per l’Opera) ha saputo infiorar questo soggetto di belli pensieri ed armoniosi versi: di modo che a me sembra che Mercadante passando dalle solite poesie di Rossi e compagni a quella del Cammarano, da un ginepraio sia passato in campo di rose. Quest’opera grandiosa per tutt’i versi è stata grandiosamente messa in scena [1]. Molto lusso e proprietà di vestiario, sei nuove decorazioni, tra la bellezza delle quali distinguesi quella del Foro e quella del Campo Scellerato del sig. Gandaglia; e tutto quanto si richiedeva è stato dalla impresa adoperato per corrispondere alla grandiosità (permettete che si ripeta più volte questa parola). Oh come si scorgono gli ultimi sforzi di una morente che vuol partirsi benedetta!! Perché così tardi?.. La esecuzione a dir vero non parve molto aggiustata; anzi il primo duetto tra le due donne vacillò alcun poco, e negli altri pezzi si osservò una tal quale incertezza tra i cantanti e l’orchestra: ma se a Mercadante era concesso di creare un capolavoro in pochissimo tempo, sentendo, concependo, ed esprimendo in men che il dico, nessun esecutore avrebbe potuto nella celerità imitarlo: quindi bisogna avvertire benanche che i poveri cantanti son corsi a rompicollo per mandar in iscena questa nuova musica, ed in men di quindici giorni son venuti a termine di una intrapresa che con tutta discretezza, avuti riguardo alle difficoltà, abbisognava di un mese e più. Del resto, una prima rappresentazione non è mai perfetta: così che in prosieguo verrà l’immegliamento ed anche la perfezione. Ciascun artista si ebbe degli applausi clamorosi con degli evviva, e Reina specialmente, ch’è il principal personaggio dopo la Vestale. La signora Spek, quantunque un poco debole di voce, pure ornò di molta delicatezza e di molto fior di sentire il suo canto: la Buccini, oltre alla bella voce, si fece anche ammirare per una certa forza drammatica che sino ad ora non aveva manifestata: Barroilhet, il quale in questo melodramma è stato alquanto abbandonato dal poeta più che dal Maestro, con molta cura sostenne la sua parte; e l’aria fu da lui molto ben cantata. Da ultimo anche Gianni si distinse in un coro di Flamini. Tutti sono stati con giulive acclamazioni alla fine di ogni atto invitati col poeta più volte a comparire… Artisti, voi avete fatto il prodigio di metter presto in iscena questa sublime Vestale: fatene un altro… quello di farcela presto sentire in tutta la perfezione.
FRANCESCO MASTRIANI
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[1] Come l’ha messa in iscena la presente impresa!