Fior di lattuga
Sotto il virgineo velo scorgo una ruga
Fior di cicoria
T’amerò, se non m’esci di memoria
Fiore di menta
Qual sei, qual fosti, e qual sarai rammenta
Fiore di fico
T’amo finchè non volto per il vico
Fior di cicuta
Sei più loquace quando più sei muta
Fior d’arancio
T’amerò se raggiusti il mio bilancio.
Pubblicato il 9 Dicembre 1866.
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Non si tradisce
Voglio morir piuttosto, o mio signore,
Ch’esser della patria un traditore.
Chi tradisce la patria offende Dio,
Che amar ci comandava il suol natìo.
Tradire il suo paese è gran peccato:
L’ha ripetuto sempre il mio curato.
Partite, o mio signor, ch’è maledetto
dal cielo il traditor del patrio tetto.
Pubblicato il 3 Febbraio 1867.
Una rosa
Alla mia bella un dì tolsi la rosa,
Ch’ancor fresca mantiensi ed odorosa.
Il dio d’amore è quei che le dà vita,
Perciò la rosa mia non s’è appassita.
Io tengo sempre quell’amato fiore
Posato sopra il mio tenero core;
E, quando un giorno poserò sotterra,
quel caro fior da me non si disserra.
Pubblicato il 24 Febbraio 1867.
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Mi dicono che ho gli occhi traditori;
E perciò m’ha lasciato il damo mio.
Se quanto fui fedele ai primi ardori
Non dicon gli occhi, che ci ho da far io?
Da questa fronte vo’strapparti fuori,
Ed alla luce dir per sempre addio!
E quando mi vedran languente e trista;
Diran che per amor perdei la vista.
E quando mi vedran trista e languente
«È cieca per amor» dirà la gente.
Pubblicato il 10 Marzo 1867
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Voi dite che d’amor non siete schiava,
E deridete chi vi porta affetti;
Ma non vogliate far tanto la brava.
Dice il proverbio «Chi la fa l’aspetti.»
Col lume ama scherzar farfalla ardita,
Ma avvien che perde alfin l’ali e la vita.
Così avverrà che un dì voi pure cadrete
Del bricconcello Amor dentro la rete.
Pubblicato il 10 Marzo 1867
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Povera mamma!
Sta meglio il babbo: il parroco l’ha detto.
Mamma, non pianger; se no, piango anch’io.
Se tu il vedessi! gli hanno fatto un letto.
Come quello che fero al nonno mio,
Quando que’frati, colla torcia accesa,
cantando sel portarono in chiesa.
Se tu il vedessi, o mamma! quanto è bello!
Gli hanno allumato quattro ceri attorno.
Ha fatto un’altra faccia, e non par quello
Che tanta pena mi fe’ ieri al giorno.
Oggi egli sembra sì contento in viso,
Che gli è spuntato al labbro anche il sorriso.
L’hanno lasciato solo in quella stanza
Così remota dello appartamento!
Mamma, ho paura! Senti? In lontananza
Parmi sentire il suono d’un lamento.
Deh! vieni, o mamma! S’ei si desta e chiama,
Non troverà nessun di que’ch’egli ama.
Pubblicato il 9 Maggio 1867.
FRANCESCO MASTRIANI
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