SEDICI ANNI

    Questo breve racconto venne pubblicato sul giornale Il lume a Gas, il 16 febbraio del 1848.

   Leggendo il titolo, Sedici anni, viene a pensare ad un racconto il cui protagonista è un adolescente, magari qualche tenera storia d’amore, ed invece il titolo cela un soggetto decisamente politico, si parla tra l’altro di Costituzione, che il re Ferdinando II, aveva concessa il 29 gennaio del 1848 come risposta alle sommosse scoppiate in tutto il Regno delle Due Sicilie, e che l’aveva promulgata l’11 febbraio 1848. E il suddetto racconto Sedici anni, venne pubblicato 5 giorni dopo quell’ importante giorno della storia di Napoli.

   In quel burrascoso anno 1848, sotto la rigida censura borbonica, non era facile cosa scrivere con «liberi sensi», per cui ebbe davvero un bel coraggio il direttore del giornale Il lume a Gas, Emamnuele Rocco, a pubblicare  quel racconto, decisamente spinto, del suo collaboratore Francesco Mastriani.

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SEDICI ANNI

.   Nell’anno 1832 una carrozza a tre cavalli si fermava dinanzi allo Stabilimento de’ matti in Aversa: da quella carrozza scendevano due gendarmi, un medico e un giovine di 30 anni, ben vestito, ma dal volto pallidissimo e coverto da folta barba bionda.

   Entrati nella sala principale dello Stabilimento, il medico consegnò una lettera al Governatore di quel luogo.

   ‒ Va benissimo, questi rispose, sua eccellenza sarà servita: tutte le cure possibili saranno prodigate  a questo infelice giovine.

   Il demente fu rinchiuso solo in una stanza ben addobbata, ma la più solitaria dello Stabilimento.

   ‒ Povero giovine, esclamò il governatore, d’una famiglia così illustre! Da quanto tempo è che il suo cervello ha dato di volta?

   ‒ Sono circa quindici giorni, rispose il medico. E fortunatamente per lui che si è scoverta in tempo la sua pazzia; altrimenti…

   ‒ Ma qual è il suo pensiero predominante, la sua fissazione?

   Il medico prese pel braccio il governatore, il portò ad un angolo della sala, guardò all’intorno sospettoso essere udito, e quindi sussurrò a bassa voce:

   ‒ La Costituzione.

   Il governatore fece un moto di spavento.

   ‒ Badate, signor governatore, riprese il medico, d’ impedire che questo giovine abbia la minima comunicazione in alcuno. S.E. vi proibisce espressamente di fargli avvicinare anima vivente, neanche le persone della sua famiglia, capite? E sovrattutto nessuna penna, nessuna carta, nessuno oggetto di scrittoio siavi nella sua stanza. Del resto, gli userete tutt’i possibili riguardi dovuti alla famiglia cui appartiene, ed alla sventura che l’ha colpito.

   Il governatore s’inchinò in atto di rispettosa obbedienza; ed il medico si partì co’ due gendarmi che lo aveano accompagnato.

   Il giorno 30 gennaio 1848, verso le 9 del mattino, un’altra carrozza con be’ cavalli si fermava dinanzi allo Stabilimento d’ Aversa. Questa volta ne scendeva un uomo in su i cinquant’ anni seguito da un giovinetto di circa diciotto anni: entrambi erano avvolti in larghi mantelli; entrambi piangevano.

   Questi due individui presentarono diverse lettere: tutte le porte furono dischiuse loro dinanzi.

   ‒ Dov’è Giacomo X…? dimandò il vecchio a’custodi.

   E questi il condussero alla remota e solitaria stanza dove quell’infelice stava rinchiuso da sedici anni.

   La porta fu spalancata.

   Giacomo X…era appena riconoscibile: coverto da lunghi e cadenti capelli e barba bianca, vestito nel massimo disordine, sedea sul letto col capo abbassato sul petto, con gli occhi fissi, ed immobili sul terreno.

   ‒ Fratello! Esclamava il più vecchio

   ‒ Padre, diceva il giovinetto

   Ed entrambi gettarono a terra i loro mantelli, mostrando le coccarde costituzionali, e correvano ad abbracciarlo.

   ‒ Giacomo, fratello, abbracciami, siamo liberi.

   ‒ Padre, Iddio ha esaudito le nostre preghiere; il re Ferdinando II ci accorda la Costituzione.

   ‒ Abbiam vinto, Giacomo; i malvagi sono caduti, le tue catene sono infrante.

   Ma Giacomo volse appena lo sguardo sul fratello, e sul figlio, e ricadde nella sua immobilità.

   Que’ due gettarono un grido straziante.

   ‒ Pazzo!…pazzo! esclamavano…Dio immortale! Lo han fatto diventar pazzo davvero! Infami, maledetti! Ma no che gli restituiremo la ragione; sì, la Costituzione scuoterà il cervello di quest’uomo.

   ‒ Padre! padre mio!

   Ma Giacomo X… accusato di reati politici nel 1832, e dichiarato pazzo per camparlo alla morte, perdette a poco a poco la sua ragione nel lungo isolamento al quale era stato condannato.

                                              Francesco Mastriani

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   Fu pubblicato sul giornale Il Lume a Gas il 16 febbraio 1848