Questo romanzo, può essere considerato, a tutti gli effetti, di genere giallo, infatti in esso avvengono tre omicidi, di cui due premeditati, un tentato omicidio e un suicidio! Il suo contenuto, conferma la definizione che lo stesso Mastriani diede di se stesso, e cioè di ricercatore di drammi umani (Nella prefazione del romanzo Forza morale), infatti la trama del romanzo è stata tratta da episodi di cronaca nera realmente accaduti. Gli episodi salienti del dramma si svolgono a Napoli e in un comune vesuviano, Sant’Anastasia. I protagonisti principali sono due siciliani, Claudina Sciacca soprannominata la Sicilianella e suo cugino Pasquale Morfi, il calzolaio del Borgo Sant’Antonio Abate. Ad essi si affiancano due beneventani, fratello e sorella: Eduardo e Maria Nocerino detta la sciancata.
La narrazione comincia con la cruente descrizione di un delitto d’onore. Protagonista è la siciliana d’Ustica Claudina, che uccide, con un colpo di pugnale al cuore, Eduardo Nocerino, l’amante infedele. Costui avendola resa madre, aveva promesso di sposarla, ma poi l’abbandona per Carmela, giovane tessitrice, alla quale ha pure aveva fatta la stessa promessa.
La Gran Corte Criminale di Napoli è indulgente con Claudina, che se la cava con una lieve condanna: solo 6 mesi di carcere, in considerazione, non solo che si trattò di un delitto d’onore, ma anche della negativa reputazione di cui godeva il giovane beneventano, dissoluto e libertino. Nel periodo trascorso in carcere La sicilianella si sgrava anche del frutto del suo infelice amore con Eduardo, che però muore appena dopo la nascita.
Per i fatti tragici accaduti, muore per il dolore la nonna, la quale era venuta a Napoli con la nipote Claudina, che era orfana dei genitori. La sicilianella, uscita dal carcere, rimasta sola e senza appoggio, chiede aiuto e ospitalità al cugino Pasquale, agiato calzolaio del Borgo Sant’Antonio Abate, che l’accoglie perché non ne può fare a meno, essendo i due uniti da vincoli di parentela. Ma la permanenza di Claudina in casa di Pasquale non dura che un giorno, e non poteva andare altrimenti; infatti la moglie del calzolaio è Maria, la sorella di Eduardo, assassinato dalla Claudina, che viene scacciata da quella casa il giorno appresso quando Pasquale, per togliersi da ogni impiccio, se ne era uscito nelle prime luci dell’alba.
La Claudina è giovane ed avvenente, ma anche vendicativa. Si trasferisce a Sant’Anastasia, dove va a convivere con una sua comare paesana. In seguito con abile arte di seduzione fa si che il cugino Pasquale prende di lei una forte passione, e lo costringe a scegliere tra lei e la moglie; e il calzolaio accecato dalla passione sceglie l’amante e con lei concorda l’eliminazione dell’ostacolo che si frappone alla loro unione: la povera Maria. A farla fuori è la stessa Claudina, che la fa precipitare da un dirupo durante una gita sul Monte Somma. L’immunità per l’assassina e il suo complice sembra sicura, ma per sfortuna dei due amanti, un testimone imprevisto ha assistito al misfatto e questo è proprio Bernardina, la figlioletta di 6 anni di Pasquale e Maria, pure lei presente alla tragica gita.
Pasquale, già in preda al rimorso di essere stato complice di un delitto che ha reso privo dell’amata mamma la sua figlioletta, resosi conto che la bambina ha capito chi è stata l’autrice del misfatto, abbandona l’amante e se ne torna a Napoli, deciso a non rivedere più la Claudina, ma costei non vuole rinunciare al cugino, all’amante, ma soprattutto a colui che è complice del delitto e che gli può anche assicurare un benessere economico. Anche la donna torna a Napoli, in casa del cugino e quando Pasquale le confessa che lei non può diventare sua moglie perché la Bernardina sa che è l’assassina di sua madre, la omicida, in un impeto di collera tenta di strangolare la bambina che viene però salvata dal padre che, in un impeto di collera irrefrenabile, uccide Claudina squarciandole i reni con dei colpi di trincetto da calzolaio. La tragedia si conclude quindi con la morte di Claudina e con Pasquale che diventato pazzo furioso, viene tradotto nelle carceri-ospedale di San Francesco.
L’autore si riserva di sviluppare in un’altra narrazione col titolo Bernardina, i fatti che succedettero al terribile dramma del Borgo Sant’Antonio Abate. Ricordiamo che Bernardina è il nome della fanciulletta figlia di Pasquale, salvata a tempo dalla soffocazione. Bernardina venne accolta in casa di Gasparino capo-giovine della calzoleria di Pasquale, e di sua moglie Lauretta. La calzoleria fu chiusa.
In questo romanzo pochi sono i riferimenti storici, svolgendosi la storia in una Napoli, decisamente tranquilla, lontana dalle turbolenze del 1799 e molto antecedente al burrascoso 1848.
Pure, nel cap.VIII. «Le nozze in Caserta», l’autore descrive la morte del vecchio re Ferdinando II, detto ‘re Nasone’: “Nessun sovrano aveva mai regnato per un sì lungo periodo: lungo spazio di anni sessantasei, se togli i dieci anni della così detta occupazione militare, come si definirono allora i due regni di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat. La morte del re fu orribile e misteriosa […] Verso le ore quattro dopo il mezzodì la porta fu atterrata; ed un orribile spettacolo si offerse alla vista delle persone. Il vecchio re giaceva morto, con la bocca spumeggiante di bava e con gli occhi orribilmente spalancati. La mano destra era distesa verso la corda del campanello, che l’infelice non era giunto ad afferrare. Così moriva a 73 anni re Ferdinando Borbone di Napoli; la cui morte fu rimpianta solo perché gli succedeva al trono un principe, già avanzato negli anni, infermiccio ed imbelle.
Claudina, la protagonista del romanzo, era stata operaia in un magazzino di cravatte in via Toledo, di proprietà di una certa donna Mariannina, nel cap.II «Tonia, la nonna e Mariannina la cravattara», si legge “ pare che il Donizetti facesse la corte a questa donna; e forse la voce pubblica non aveva torto, giacché il giovane maestro bergamasco amava un po’troppo il bel sesso, e massime le donne che, come la cravattara in via Toledo, avevano esuberanza di forme. E non solamente il maestro Donizetti diceva la parolina galante alla cravattara, ma si bene qualche pezzo grosso. Si diceva che di lei si fosse invaghito il Delcarretto, che fu poscia il terribile ministro di polizia di Napoli.
Impietoso di Mastriani un giudizio sugli uomini, seppur lo fa elaborare ad un cavallo! Nel cap.XVIII «A Sant’Anastasia» leggiamo: Vorrei sapere perché noi altre povere bestie, che non facciam alcun male al mondo, siamo destinate a servire questa bestia malvagia e superba che si chiama uomo, il quale è la peggior creatura che sia su la faccia della terra! A questa scimmia un po’meglio modellata che dicesi uomo, i comodi e le delizie, vivere molle e beato! E poi, si sgozzano tra loro questi bricconacci di uomini per vedere se un lembo della terra debba spettare ad un imperatore o ad un re […] questi signori della terra, che sono la razza più fetente che Domineddio abbia creata!
In questo romanzo Pasquale Morfi cede alle seduzioni della cugina anche perché non trovava più nella moglie quelle attrattive che provava prima del matrimonio, per cui lo scrittore non manca di esporre il suo pensiero su tale subbietto. Nel cap.XIV «La famigliola di Pasquale» scrive: Studiosi come siamo, di questa meravigliosa sfinge che è il cuore umano, non temiamo di asserire che se Maria avesse avuto l’animo di baciare suo marito, forse quel casto bacio di moglie avrebbe avuto la forza di far nascere una crisi salutare nel cuore di quello accecato. Grave, gravissimo errore commettono le mogli, specie nel basso ceto, le quali non si curano più di rendere gradevole la loro persona agli occhi del marito. Noi abbiamo detto e ripetuto le mille volte alle signori mogli, se vogliono conservare l’affetto de’loro consorti e impedire che costoro si svilino in altri amori, hanno da comportarsi verso di loro così come si diportavano nel tempo in cui con essi amoreggiavano. Cercate, signori mogli, di non spoetarvi agli occhi de’vostri mariti col mostrarvi sciatte, sciamannate nelle vesti e poco sollecite di nascondere i vostri difetti fisici e morali. Pensate che ogni altra donna potrà sempre parere più bella agli occhi di vostro marito, quando voi non vi studiate di essere ancora la sua innamorata. Pensate che l’oggetto che si possiede ha sempre meno poesia e meno prestigio di quello che non si possiede.
EMILIO E ROSARIO MASTRIANI