Napoli non è più in Napoli: Ottobre l’ha cacciata fuora, l’ha dispersa in su i colli, in riva al mare, tra gli orticelli e i verzieri, tra i broccoli e i salici piangenti. O rus, quando te aspiciam? ha esclamato ogni Partenopeo capace di traslocarsi, intendo dire nello stato di potersi godere i diletti della villeggiatura. E oggi, chi non può? Finì quel tempo in cui i piaceri della campagna si potean chiamare piaceri esclusivi de’ricchi, dei feudatari, dei grandi signori! Oggi un figlio del Sebeto che non si senta ballare una semplice lira in tasca, può comodamente procacciarsi il divertimento di passare quattro o cinque giorni a Portici, a Resina, al Vomero, all’Arenella ec. non crediate ch’io sostenga un paradosso; giacchè sono pronto a dimostrarvelo. Immaginiamo che voi foste (è una semplice supposizione) questo felice mortale che per tutta ricchezza mobile non possiede che una lira. Ebbene, voi vi alzate un bel mattino, aprite il vostro balcone, se avete l’abitudine di respirare, e rimanete incantato alla vista del solito nostro bel cielo. Idee arcadiche, boscherecce, pastorali, s’insinuano nella vostra mente; voi vi sentite come fosse una specie di desiderio, di voglia ardentissima di diventare per mo’di dire, un fauno, un satiro o qualche altro semideo campestre più o meno cornuto. Vi ricordate che avete uno zio, un tenerissimo zio, che voi amate soltanto nel mese di ottobre, giacchè il caro parente dimora (casa e casino) nelle vicinanze di Resina, dove l’ottimo consanguineo esercita l’onesta e decorosa industria dei gelsi, dappoichè in Resina, nella gelsivitifera Resina, i gelsi abbondano: e gran parte de’suoi diecimila abitanti si dànno al traffico dei gelsi, dei bachi da seta ec. Or dunque, voi vi ricordate che una parte del vostro sangue è là, a pie’del Vesuvio, e fermate di andare a baciar la mano al fratello del vostro papà e dargli un abbraccio, renduto più tenero e commovente dal pensiero d’una certa salsetta di pomidoro che sua moglie sa fare alla perfezione, e che dovrà colorare quei cari vermicelli che sono la vostra passione. Compreso da questi teneri sentimenti voi date uno sguardo pietoso al vostro borsellino, dove una coraggiosa lira è sfuggita alla strage di una cena al pizzaiuolo fatta la sera innanzi: per poco la vostra risoluzione traballa, pensando agl’impensati accidenti che possono avvenire: ma voi vi trincerate nella ferrea risoluzione di non ispendere un solo soldo: basta mezza lira per andare e mezza lira per tornare; il che potrebbe anche dirsi un lusso per un galantuomo che si sente due forti gambe e due polmoni capaci di resistere alla fatica di un lungo viaggio. Voi accendete un zigaro (suppongo che ve ne sia rimasto uno) e… presto alla ferrovia.
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Dunque, oggi tutti villeggiano, si abbia o no i mezzi per farlo; l’emigrazione è universale. Le parentele, le amicizie, le relazioni si stringono la mercé delle rotaie di ferro o degli asinelli; gli amori galoppano, si rinnovano, si rinfocano, per raffreddarsi alla festa di S. Martino. Bei visini, graziose acconciature, eleganti code vagano su pei colli del Vomero, dell’Arenella, delle due Porte, tra vichi di Portici, e financo nelle campagne di Miano, di Secondigliano e di S. Rocco.
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Bel mese è questo per le signore donne! Quante propizie occasioni d’innamoramenti! quante felici congiunture di matrimonii! Le fresche aure di ottobre son davvero ispiratrici di sentimenti dolci e teneri, di pensieri di cara solitudine divisa con una compagna scelta dal cuore. Senza il mese di ottobre, probabilmente io non mi sarei ammogliato. Maggio e Ottobre sono creati apposta da’calendarii per gli amori e pei matrimonii. Ottobre è il mese delle donne, degli scolari e degli asini; ed io vi giuro che io darei il mio feudo nella provincia di…, comune di… per avere il piacere di essere (soltanto per questo mese) donna, scolaro… o asino.
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FRANCESCO MASTRIANI