NOTA CRITICO-BIBLIOGRAFICA

   Nel pubblicare nello scorso numero la lettera a noi diretta dallo egregio Comm. Carlo Padiglione, dicemmo che, sposando interamente le sue opinioni intorno a talune omissioni da notarsi nella Storia della letteratura italiana del secolo XIX. di Fr. Prudenzano, ci riserbavamo di aggiungere qualche osservazione per un fatto personale. Or noi chiediamo venia a’nostri lettori se, per semplice amore della verità e della giustizia, diamo luogo in queste colonne ad alcuni brani di una Nota critico-bibliografica pubblicata da nostro fratello Giuseppe nel Bollettino dell’Associazione Nazionale italiana di mutuo soccorso degli Scienziati, letterati ed artisti (Disp. V. anno 1863).

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   Benché avvezzi a raccogliere SOLTANTO DOLOROSISSIME SPINE nel campo delle lettere, dove con indefessa perseveranza lavoriamo da circa trent’anni; benché non soliti a parlare di noi medesimi, il che è forse grave colpa in una epoca in cui chi si tiene in disparte, fosse pure Domineddio, è sicurissimo di rimanere sempre indietro; pure vuol debito di giustizia inverso noi medesimi che facciamo rilevare un sì madornale peccato di carità cittadina, qual si è quello commesso dal signor Prudenzano.

. . . . . . . Voi pratico degli uomini e tollerante e talvolta ossequioso delle loro debolezze, io scorgo minuto nelle cose dei fortunati e alquanto insollecito delle cose di quelli cui o la propria alterezza o l’avversità di fortuna condussero in fondo, e né considerati, né onorati e né pur di uno sguardo degnati furono dalla cieca moltitudine. Mi è stato ancora cagion di meraviglia il vedervi quasi sempre seguitare la comune opinione nel giudizio delle opere, e non mai venire innanzi con la vostra propria, voi che, dopo tanti lavori fatti, dovete avere finalmente il diritto ed anche il coraggio di avere un’opinione vostra. Bene è egli vero che alla comune opinione avete voluto discostarvi solamente allorché, parlando dei Romanzieri e Novellieri, non avete creduto di ricordare Francesco Mastriani mio fratello, le ripetute ristampe de’cui numerosi romanzi e le richieste fattene dalle altre provincie d’Italia, vi doveano almeno dimostrare quella universale buona accoglienza, che, appunto perché universale, dà certamente qualche buona ragione all’autore d’esser ricordato fra mezzo a nomi che forse non hanno avuta la medesima popolarità. L’ufficio dello storico di una letteratura contemporanea non restingesi mica, io credo, al ricordo delle sole opere illustri (che già sono per loro stesse ben note all’universale), ma estender si vuole a tutt’i lavori di qualche importanza dell’ingegno contemporaneo; imperocchè importa che si sappia quali siano siffatti lavori; del cui merito e valore giudicar dee più il lettore della detta storia che l’autore di essa.

   Ond’è che a me pare che i lettori della vostra Storia abbiano a reputar difetto l’aver voi al tutto taciuto dell’opera di chi prima in Italia ha preso a trattare, ma in modo totalmente originale, la materia che il Condorcet, il Laplace e qualche altro illustre Francese del passato secolo aveano aveano trattato: voglio dire il calcolo di probabilità della azioni umane . Voi già intendete che io parlo della mia Notomia Morale ossia Calcolo di probabilità dei sentimenti umani: opera in due volumi Lemonnier di oltre 400 pagine, pubblicata in Napoli nell’ottobre del 1855: opera la cui prima edizione di 4200 esemplari fu in pochi anni esaurita, e di cui mi apparecchio alla seconda: opera, che se non serba l’ordine d’istituzione, ha quelle alte vedute nella scienza, le quali, secondo voi dite, rivelano nell’autore certa sicurezza della sua coscienza: opera perciò che poteva essere collocata all’ultimo fra quelle del Callara-Lettieri, dell’Acquisto, del Romano e del Pianciani.

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   Per le quali cose, se al lettore della vostra storia non deve da una parte far meraviglia che là dove sono taciuti i nomi del Cagnazzi, del Rocco N., dell’Aleardi, del de Pamphilis, del de Augustinis, del Camilli, del de Ritis, del Rocco E., del Melga e di qualche altro, deve da un’altra parte poter riuscire oscura la cagione onde fra i nomi di Serena, Cucca, Escalona, Leoncavallo, Colleoni, Bazzoni e Straforello siano stati del tutto taciuti i nomi di Francesco e Giuseppe Mastriani.

                                              FRANCESCO MASTRIANI