Perché l’autore decise di far scomparire la prima edizione di «Sotto altro cielo» tuttora introvabile in biblioteche e collezioni?
Come una miniera Mastriani continua a regalarci sorprese e, in qualche caso, anche misteri. Del geniale scrittore napoletano, autore di oltre cento romanzi, continua infatti ancora a mancare all’appello l’opera prima. Nonostante gli sforzi di studiosi e appassionati (e l’impegno degli stessi discendenti Emilio e Rosario Mastriani) non si è riusciti finora a reperire la prima edizione di Sotto altro cielo, il romanzo con cui lo scrittore diede avvio alla sua fortunata – alterna e paradossale – epopea letteraria; e che poi ristampò, dedicandolo all’amata moglie Concetta per aver sopportato insieme «i travagli d’una vita non prospera».
Di quella prima edizione – che farebbe la felicità di collezionisti e appassionati – si trova qualche labile traccia solo nei cataloghi bibliografici, che la datano al 1847. Anche se Filippo Mastriani, nei suoi «Cenni» sulla vita e le opere del padre, scrive che Sotto altro cielo fu ultimato nel novembre del 1848; e trascrive anche una recensione apparsa nel gennaio successivo sulle pagine del «Lucifero». Ma non è tanto importante quando uscì il libro. Quanto piuttosto perché questa prima edizione sia divenuta – forse volutamente – introvabile; e se sia differente dalle successive edizioni, magari a causa di eventuali auto-censure dell’autore.
In un catalogo della libreria torinese Gianini e Fiore, ai primi del 1851 compare il «romanzo originale italiano» Sotto altro cielo, stampato in due volumi (nel poco comune formato in 12esimo, 20x24cm), a Napoli nel 1847. Il dato riportato nei cataloghi bibliografici deriva molto probabilmente da questo primo errore. Poiché certamente – come sostiene il figlio Filippo – il libro uscì nel novembre del 1848, come conferma anche una recensione, finora sfuggita a tutti.
Sfogliando l’«Arlecchino» del 23 novembre 1848 (giorno in cui Mastriani compiva, tra l’altro, 29 anni) ci si imbatte infatti in un trafiletto che annunciava l’uscita del romanzo Sotto altro cielo, scritto dal «maestro dello scibile umano in trenta lezioni» (riferimento a una spiritosa rubrica che Mastriani teneva sul «Lume a gas». Era in vendita a Toledo, nel chiosco di giornali di Vincenzo Conte e nella bottega del tabaccaio Giovanni Pasca. L’articoletto dice poco o nulla sulla trama del libro, che racconta i curiosi destini di due gemelli separati da bambini, uno dei quali si converte e fa fortuna in Turchia («sotto altro cielo», appunto). Nello suo stile di «giornale comico-politico di tutti i colori», l’«Arlecchino» aggiungeva, tuttavia, dei curiosi e provocatori riferimenti alle vicende contemporanee.
Siamo alla fine del 1848 e Napoli sta vivendo un momento particolare, inseguendo l’effimero sogno di una monarchia costituzionale. Sono già falliti due tentativi di mettere su un Parlamento, e non tira una buon’aria per i liberali: ad agosto i soldati hanno sfasciato persino la bottega del tabaccaio Pasca, per aver affisso un proclama; e a settembre Ferdinando su è guadagnato il soprannome di «Re Bomba» per l’assedio di Messina.
Cosa ne pensa di tutto quello che sta accadendo, il vivace – già noto giornalista e autore teatrale – Francesco Mastriani? secondo l’«Arlecchino», «vedendo che sotto questo cielo le cose non vanno come dovrebbero andare, ha fatto prendere domicilio al suo protagonista sotto altro cielo»; facendolo entrare nella corte del sultano ottomano Mahmoud II, che avviò importanti riforme e «fu il Pio IX della Turchia». Per questo si tratta di un romanzo «di attualità»; che – guarda caso – si conclude il 2 gennaio 1848, «quando a Napoli cominciava un nuovo romanzo».
Il riferimento è alle manifestazioni di piazza dei primi del ’48 che avevano portato alla concessione della Costituzione, ispirata alle aperture liberali di Pio IX. Per qualche mese – anche se poi le cose erano andate molto diversamente – a Napoli s’era sognato di imbastire una sorta di “Lega Italica” benedetta dal papa. E il primo ministro del breve governo costituzionale era stato lo storico neoguelfo Carlo Troja, che era anche il fondatore del giornale «Il Tempo», in cui aveva trovato impiego Francesco Mastriani, principalmente come traduttore.
Scritto proprio in quei turbolenti mesi, Sotto altro cielo raccoglieva dunque, sotto il velo del romanzo, una serie di suggestioni politiche (una pacificazione italiana benedetta da Pio IX), che non sarebbero andate troppo a genio al governo borbonico, ormai ripiegato sempre di più sulla repressione di ogni progetto liberale. Verosimilmente, negli anni successivi Mastriani dovette quindi decidere di togliere il libro dalla circolazione – riuscendoci così bene che è tuttora introvabile – per poi ripubblicarlo in una seconda edizione (uguale alla prima?) solo nel 1863, quando la scena politica italiana era ormai completamente mutata.
GIUSEPPE PESCE