Se c’è un napoletano che più d’ogni altro ha amato ed onorato, con il suo ingegno, la città, questo napoletano ha il nome di Francesco Mastriani.
Mastriani ha pagato e paga altissimo il prezzo d’esser stato un uomo libero, scevro da compromessi ed in tal senso, inviso dalle Accademie, dai salotti e dalla borghesia famelica, che ha storicamente, salvo che in rare risibili occasioni, dimostrato di non aver a cuore le sorti della città.
Egli ha raccontato, come nessun altro ha fatto, il popolo napoletano; ha dato voce ai miseri, ai derelitti, agli ultimi, i quali nei suoi racconti assurgevano al suolo di protagonisti. Nelle sue opere emergono spaccati che risultavano per nulla graditi, per l’effetto di denuncia che scaturiva dagli stessi, al potere politico ed all’èlite detentrice dell’egemonia culturale.
Mastriani ha interposto l’amore per Napoli agli interessi personali, rinunciando a trasferirsi in realtà che gli avrebbero garantito fama e ricchezza, in luogo della miseria patita e dall’oblio nel quale, ancora oggi, la critica ufficiale tende a relegarlo.
Parlare di Mastriani è parlare di Napoli, perché Mastriani è Napoli.
Come per l’insigne romanziere, oggetto di plagio e di un mancato riconoscimento che ne riconosca finalmente il reale valore e la primogenitura dei più disparati generi letterari, anche la città registra continue occasioni mancate, soprusi e depredazioni, che ne mortificano puntualmente le enormi potenzialità che, solo minimamente, riescono ad esprimersi, dando altresì prova di straordinario valore.
Mastriani da uomo libero e da autentico interprete delle istanze del popolo, rappresenta un simbolo scomodo per quanti, trincerandosi dietro il manto nobile della cultura, sono in realtà propugnatori di azioni votate al mantenimento di uno status quo, all’insegna dei nepotismi e delle clientele.
La sua storia, fatta di cristallino impegno culturale tendente a far emergere ed a denunciare le emergenze sociali della città, è un esempio fulgido per quanti, condividendo i suoi valori, s’identificano con la sua straordinaria figura. Esempio che diviene, altresì, imbarazzante per un mondo fatto di carrierismi facili e rappresentato da mediocri che conquistano ruoli indegnamente.
Napoli, ma più correttamente l’intera nazione, non ha ancora saldato il debito di riconoscenza che spetta a Francesco Mastriani.
La ricorrenza del duecentesimo anniversario della nascita, avrebbe dovuto rappresentare un’occasione da non sprecare, per tributare allo scrittore napoletano i giusti onori che, a tutt’oggi, gli sono stati negati.
Il monumento che nel lontano 1929 la città si era ripromessa di dedicargli, è ancora una chimera. Di quella proposta, resta la superlativa testimonianza del grande scultore Filippo Cifariello, autentico memento che testimonia plasticamente il mancato tributo che la città dovrebbe rendere ad uno dei suoi figli migliori.
Questo convegno, voluto dal comitato di cui mi onoro di far parte ma, soprattutto, dalla ferrea determinazione dei pronipoti Emilio e Rosario Mastriani, ha registrato una scarsa per non dire nulla partecipazione delle istituzioni cittadine, civiche e culturali, le quali avrebbero dovuto, con la loro fattiva adesione, conferire il massimo risalto a questo importante anniversario.
Invece, esattamente come avvenne nel 1991 in occasione del centenario della morte, il tutto, nonostante gli immani sforzi profusi per scongiurare il ripetersi delle perduranti negligenze, verrà celebrato in sordina. Nonostante il grande Mastriani non abbia ancora ottenuto quella considerazione che si merita: ma non tutto è perduto.
La città, attraverso le sue personalità migliori, si attivi per far modo che quest’anno gli si dedichi l’edizione del “Maggio dei monumenti”, come già è avvenuto per celebrare Benedetto Croce, Totò, Giambattista Vico e Gaetano Filangieri.
Nel recinto degli uomini illustri del cimitero monumentale di Poggioreale, che invero versa in condizioni deprecabili, si erga quantomeno una stele, che ne eterni la gloriosa memoria.
Il meraviglioso busto in gesso che realizzò Cifariello, lo si realizzi finalmente in bronzo, collocandolo magari in uno dei viali della Villa Comunale.
È il momento che, a tal fine, anche la scuola faccia la sua parte, facendo conoscere ai ragazzi questo straordinario scrittore promuovendone la lettura dei suoi romanzi. Stesso discorso vale per la toponomastica cittadina. È auspicabile che si attivi per dare maggiore risalto con una strada meno marginale di quella attuale, o con una targa, affinchè si tramandi, nella maniera più degna e consona, il romanziere di Napoli.
Se davvero si vuole puntare al riscatto di questa città, occorre puntare su figure come Mastriani, obliate e mortificate, dalle quali, al contrario, è possibile far scaturire un sano orgoglio civico, un senso di appartenenza ad una realtà, che come si evince dalla produzione letteraria e dalla biografia dell’insigne scrittore, è fatta di grande dignità, coerenza, bellezza ed ingegno; antesignano di fenomeni letterari che altrove, pur attecchendo in maniera successiva alle sue pubblicazioni, hanno riscosso consensi tali da determinare le fortune dei rispettivi artefici.
Chi ama veramente Napoli, al di là degli indiscutibili meriti letterari, che una critica non faziosa, è sempre più propensa a riconoscere al grande Mastriani, non può non voler bene al nostro “Ciccio”, per la sua integrità morale, per il suo essere così meravigliosamente napoletano, nell’accezione più autentica e nobile che si ha della napoletanità.
Ma ultimo è il suo contributo prezioso, di prim’ordine ed ancora non del tutto esplorato, che ci ha donato, tramandando ambientazioni, figure, contestualizzazioni storiche, che sono oramai parte integrante del nostro patrimonio culturale.
Tutto questo non può continuare ad essere occultato o peggio sminuito. Far conoscere Mastriani, in particolar modo alle nuove generazioni, deve voler dire far leva sulle nostre radici più autentiche, ripristinando, con un sano revisionismo culturale, quella verità storica, che è stata per troppo tempo oggetto di falsità, relegando ai margini e liquidandoli come minori, autentici giganti ed esempi virtuosi come il nostro sommo.
Napoli dovrebbe dirsi sinceramente orgogliosa d’avergli dato i natali; i napoletani dovrebbero avvertire il desiderio di correre ai ripari per rimediare a questa sorte di damnatio che, per insipienze e scelte meschine, ha determinato una situazione che, in altre latitudini, avrebbe del’inverosimile.
La natura mite, genuina e sincera dello scrittore, ha concorso, in maniera determinante, a favorire questo stato di cose; un paradosso che è, in realtà, il segno di come la nostra società tenda ad andare controcorrente, rinnegando quando, in maniera ipocrita, professa.
Ripartiamo da Francesco Mastriani, ripartiamo dalla bellezza e dai valori nobilissimi che sottendono alla stessa.
Noi tutti glielo dobbiamo e lo dobbiamo a noi stessi, poiché, in un’epoca fatta di falsi miti, avremmo bisogno di fugare come quella di Francesco Mastriani che, con la sua monumentale opera letteraria, ha raccontato Napoli in maniera autentica.
GAETANO BONELLI