LO SPIRITO

   Sono da temere per la gioventù quegli scritti che han sacrificato spesse volte la morale a quel nome leggiero e volatile che si addimanda spirito, arguzia, facezia epigrammatica. Non vi ha, osiam dire, scrittore in Francia che non si lasci talvolta trasportare da questa propensione, propria del carattere francese: i più profondi pensatori come i più facili scribacchiatori di appendici non potrebbero riposare sull’opera loro e sperarne prosperosa e lieta riuscita, se non la condissero di tempo in tempo con attico sale. La nazione francese ha goduto in ogni tempo la fama di spiritosa e arguta sovr’ogni altra, giusta e meritata riputazione, se vuolsi, la quale impertanto ha non poco nociuto alla solidità delle sue idee. Non è possibile sostener sempre la parte giocosa dello spirito senza essere trasportato oltre i limiti dell’onesto. Giovenale, tra gli antichi, sarebbe riuscito elegantissimo scrittore satirico, se la smania del frizzo e della lepidezza non lo avesse fatto scendere allo scurrile all’osceno. Lo stesso può dirsi degli altri due poeti Catullo e Marziale. Il nostro Marini si sarebbe acquistato un posto eminente tra i poeti italiani, se non avesse voluto sacrificare il suo genio all’epigramma licenzioso e succido. Il più vasto ingegno letterario della Francia del secolo scorso volle servirsi dello spirito per combattere il cristianesimo; e i volumi dell’Enciclopedia, ne’quali volle a larga mano versarne, non sono che una perpetua tensione della mente per gittare il ridicolo su quanto vi è di più sacro e su quanto gli uomini onorano e rispettano.

   Nell’uomo, e più particolarmente nella donna, spesso lo spirito non si acquista che a discapito del cuore. Egli è difficilissimo serbare incolume la coscienza del giusto e del vero facendo il mestiero d’uomo di spirito. Un sale attico ben applicato può essere fecondo del bene, correggendo il vizio; ma è non bisogna farsene continuo strumento di correzione, perocchè è un’arma pericolosa e micidiale.

   Lo spirito è tanto più pericoloso quanto più si mostra amabile ed elegante: esso è onninamente contrario alle virtù del cuore ed allo spirito di carità; esso ha l’arte di rendere amabili i vizî e di blandire le più tristi passioni: la sua missione è di trattare seriamente le cose frivole e leggiermente le cose serie.

   Con ciò non intendiam prescriver del tutto l’onesta facezia ed i saletti spontanei, che sono il condimento di ogni amena scrittura e d’ogni amabile conversazione; ma abbiam solamente voluto ricordare quanto danno gli Aretini e i Voltaire abbiano arrecato alle lettere e alla morale, e come sieno rarissimi i Gozzi, gli Sterne, i Cervantes e i Lesage.

   Chiudiamo questo articolo col riportare dal francese il seguente:

        

         Alla Signora D

   Voi mi fate l’onore di domandarmi che cosa è lo spirito? Cotesta dimanda ha qualche cosa di lusinghiero per me, signora; imperciocchè soltanto uno sciocco oserebbe rispondervi senza pensarvi prima.

   Si chiamano spiriti certi liquori volatili che, spicciando prestamente dal vaso che li contiene, zampillano, schizzano e vanno in testa come vapori sottili e penetranti, abbagliano gli occhi, vi rallegrano e vi sorprendono nel tempo stesso; poi si evaporano, si dissipano, si sperdono in fumo senza lasciare orma del loro passaggio.

   Questo è lo spirito del vino; questo è pure, cred’io, lo spirito dell’uomo, o piuttosto l’uomo di spirito.

   Nelle arti, nelle lettere, nelle scienze, lo spirito non è l’ingegno, né tampoco il genio; l’ingegno è solido e durevole, il genio è immortale, lo spirito è efimero; esso è la farfalla dell’intelligenza; nasce, risplende e muore.

   Lo spirito è un dono brillante della natura che vive d’ispirazione; l’à propos è il suo elemento, l’impreveduto è il suo trionfo: lo spirito solo sa dare un aspetto piacevole ad ogni cosa, rendere amabili i subbietti più aridi, e prestare un incanto a tutto ciò che tocca, senza mai niente approfondire.

   Non si può acquistar lo spirito, come non si può apprendere la grazia; ma la civiltà sola ne sviluppa i germi troppo dilicati. Si rinvengono virtù presso le nazioni selvagge, ma non vi si trova mai lo spirito

   Gli sciocchi e gl’insipidi hanno, nel loro interesse, accreditata la voce che lo spirito corre per le strade. È un errore – Se ciò fosse vero, tutta quella gente che passeggia da mane a sera perché ne è sprovvista?

   Lo spirito è come le cambiali e le polizze; tutti dicono d’averne perduto; nessuno d’averne trovato.

   Lo spirito parla di ciò che ignora in un modo da offuscare coloro che sanno; esso persuade, seduce, impone, perseguita la verità a furia di paradossi, e non sembra mai aver più ragione che quando ha più torto.

   Lo spirito è più elegante che grazioso: ma non può, per piacere, far di meno di una certa grazia.

   Cameriere del genio, di cui fa la toletta, principe del teatro, imperatore della critica, lo spirito è il nume de’salotti; incensato da tutti, comanda da padrone, e spiega incessantemente nelle conversazioni l’impertinente sua grazia, imperciocchè lo spirito, anche il più fino, il più brillante, il più amabile, non può andare scompagnato da una certa fatalità.

   Guardate quell’avvenente bellimbusto, col cappello chinato sull’orecchio, l’occhio vivace, la parola mordente, baffi arricciati, l’ironia sul labbro, la gamba mollemente distesa, la mano al fianco appoggiata sull’elsa de’suoi epigrammi, ed un poco insolente come conviensi ad ogni sfaccendato di buona famiglia; spesso senza cuore, raramente senza vizi, temuto dagli uomini, amato dalle donne, adulato da tutti e motteggiatore di tutti, guardatelo a vibrare indistintamente il fuoco de’suoi saletti, e sacrificare i suoi amici alla buona o mala fortuna del suo estro, sotto pretesto che un bon mot ha miglior successo d’una buona azione: nel resto galante con le donne, buono dopo la battaglia, giusto verso gl’ingegni, generoso verso gl’imbecilli, e spietato con gli sciocchi – Ecco, signora, lo spirito francese.

   Mentir sempre e non parlare che un eterno linguaggio di convenzione e di falsità, mostrarsi l’amico de’nemici e il nemico degli amici assenti, trattare gli usi ridicoli come vizî, ed i vizî amabili come buone qualità, essere ingrato per educazione e maldicente per disoccupazione, calunniare e ruinare con un perfido sorriso; soffocarvi abbracciandovi; ingannare, essere ingannato, e ingannar se stesso; – ecco lo spirito del mondo.

   Amar molto per essere amato un poco; credere al bene piuttosto che al male, e cercare nelle azioni degli uomini scuse anziché colpe, predicare con gli esempi invece di condannar con le parole; provare che la virtù è indulgente e la falsa modestia inesorabile; attingere nel proprio cuore, quando è restato buono e puro, quella consolante convinzione ch vi sono de’cuori onesti anche in mezzo agli animi traviati; guardare in se medesimo innanzi di calunniare alcuno; risparmiare coloro che sono assenti, e non gittar mai la prima pietra; – ecco lo spirito del cuore, lo spirito di carità.

   Trattare seriamente le cose frivoli e leggermente le cose serie; sperare quando si è giovanetta e sognare con l’accesa fantasia; desiderare quando si è donna fatta; essere maldicente nell’età matura, e sospirare nella vecchiezza; voler piacere in ogni tempo, sacrificare colui che si ama, e dimenticare di colui che non si ama più financo la memoria; tradire l’amante che vi ama, amare colui che vi tradisce; non dire mai ciò che si pensa; pensare raramente a ciò che si dice; e fare una virtù della dissimulazione; – ecco lo spirito femminile.

                                                                      CAV. A. EI G…                       

                                                                                                          FRANCESCO MASTRIANI