LO SPEZZACUORE

   Quest’essere terribile da’francesi chiamato fat, dagl’inglesi ironicamente beau, è una specie di serpe da’guanti bianchi che striscia su i mattoni incerati delle gallerie. Non credete però ch’ei sia terribile pel fascino irresistibile dello sguardo, ma perché morde leccando, e le sue morsicature sono sempre fatali: un’arma possente e omicida è per lui la parola.

   Entrate in una sala in cui sono molte dame e molti gentiluomini, in cui si balli o si discorra, siete certo di trovar lo spezzacuore sdraiato sovra i cuscini d’un canapè, con una mano lisciandosi i ben composti capelli, e con l’altra ficcata oziosamente nella tasca del pantalone: vicino a lui per lo più siede un altro della sua medesima pasta, e discorrono sbadigliando di donne e di amori, di conquiste fatte e da farsi, di buone fortune, e di altri simiglianti materie. Quest’uomo innocentissimo di condotta è non però da fuggirsi come un appestato, e da non ammettersi mai in propria casa: la sua smania è di credersi un Don Giovanni, un Lovelace, di tenersi per un bel seduttore, mentre forse in vita sua non ebbe mai la buona ventura d’essere stato una sola volta corrisposto in amore. Egli vi dirà spiattellatamente d’essere stato felice innamorato della vostra innamorata, e ve lo dirà con un sogghigno amabile a fior di labbra, con una grazia tutta propria, con una proprietà di vocaboli da trarre chiunque in inganno; voi aggiusterete fede alle sue parole; andrete in furore contro la vostra bella, contro tutte le donne, giurerete di abbandonarla, di non più vederla, mentre questa poverina non avrà neanche guardato lo spezzacuore.

   Tutte le donne, niuna esclusa, appartengono di diritto a quest’uomo; egli le domina tutte, e la loro sorte dipende da una sua formidabile parola. Tapina di quella fanciulla che per caso si trovi a fissar lo sguardo su di lui per qualche momento: ella è pazzamente di lui presa; tutto il mondo in un attimo il saprà.

   Lo spezzacuore è facile a riconoscersi tra mille: pochi peli in faccia, vista corta, capelli lunghi; il suo vestito è sempre ricercato, alla moda, pieno di profumi. Suole egli eziandio portar addosso un taccuino, nel quale sono rinchiuse una decina di letterine galanti ricevute da una decina di belle abbandonate da lui: non giurerei che quelle lettere sono autografe, anzi nol vorrei neppure asserire: egli le mostra continuamente a’suoi amici: in un’altra taschetta del portafogli stanno poi certi altri bigliettini di suo pugno e senza indirizzo, i quali lo spezzacuore tiene sempre pronti per avvalersene all’uopo.

   Quest’ente così futile e leggiero, e nello stesso tempo così pericoloso per la sua leggerezza, dovrebb’essere bandito dal grembo della società come un disturbatore della domestica quiete, ed un avvelenatore di cuori: io raccomando caldamente a’freschi sposi, a’teneri amanti, agli uomini diffidenti e gelosi di non stringere mai amicizia ed intimità con uno di costoro, se vogliono vivere in calma, e dormire sul roseo cuscino delle loro estasi d’amore.

                            Francesco Mastriani