Questi è un uomo a parte nella società; la sua vita è un calcolo, il suo pensiero una cifra. Nulla di quanto seduce la comune degli uomini è capace di toccar le fibre automatiche di quest’essere, che si muove in mezzo alle generazioni come un molino a vento o come una ruota idraulica. Contemplatelo, questo pazzo pel denaro, questo bancomaniaco, i suoi occhi sono distratti, i suoi capelli scarmigliati, il suo volto allungato: egli conta appena 40 anni, e lo direste vecchio cadente, tanto è il peso di tutto l’oro del mondo che gravita sul suo cervello. Parlategli di teatri, egli vi parlerà delle tratte de’contanti; parlategli di feste, vi darà esatti ragguagli sulle società ferrate del Nord America.
I suoi discorsi verteranno sempre sovra un soggetto, come opifici a macchine, giochi di rendita, azioni di banche, bilancio europeo, immissioni ed esportazioni, denaro pubblico, crediti pubblici, e tante altre di queste materie di economia.
L’industrioso è un essere sovrannaturale, perché non ha nulla di comune con gli altri animali che pensano: egli non mangia, non dorme; o se mangia, parla di zucchero tratto da’fichi, di vapore per terra e per mare, d’un nuovo modo d’ingrassare le bestie, e parla sempre a rischio di far egli cattiva digestione, e cagionare un acido a chi lo ascolta: e se dorme, così su qualche scrittoio, su qualche banca, scovrirà in sogno un mondo nuovo, o formerà calcoli nella borsa.
Quest’uomo, come l’uomo di affari, benché si vanti d’avere un oriuolo preciso come il sole, non giunge mai a tempo agli appuntati ritrovi, ma sempre due ore dopo, e ciò perché qualche impreveduta faccenda l’ha trattenuto. Mi manca il tempo, è la sua parola d’ordine, la scusa di tutte le sue mancanze, la giustificazione legittima di tutto il tempo che perde; dappoichè dovete sapere che l’industrioso è sempre un perdigiorno, uno sfaccendato, ma egli ha la smania di farsi tenere per un uomo d’un’ alta importanza sociale. Sovente volte lascerà bruscamente una brigata col pretesto di dovere andare a disbrigare una premurosa corrispondenza con la casa Cockerill e C. del Belgio, o con M.r Dombasle di Francia: scappato una volta dagli amici, l’industrioso si getterà le mani in tasca, ed andrà in qualche sala di bigliardo a veder giocare una partita.
Qualche volta andando in sua casa, il troverete seduto allo scrittoio, con una penna tra le mani; la sua fronte è carica di pensieri; la prosperità d’un paese, il bene della finanza, la buona fortuna de’capitalisti dipendono da un movimento di quella penna formidabile; meno male che la carta che gli sta dinanzi resterà bianca e innocente. Non però la vostra visita gli ha fatto un estremo piacere; egli v’invita a sedere accanto al tavolino ingombro di carote, di grattugge, di olive, d’acido solforico, e di tante altre cosarelle da cui l’Europa dev’attendere le più sorprendenti scoverte; vi dimanda un milione di cose senz’attendere le vostre risposte, e sempre preoccupato da pensieri gravi e solenni. Poco stante egli si alza di botto, si dà un colpo in fronte con la palma della mano, come chi si ricorda subitamente d’una cosa di gran premura; vi pianta là dove vi trovate, e confondendosi in frasi di scuse, fugge…. Probabilmente in qualche luogo poco modesto della casa, dove si trattiene fintanto che voi annoiato d’aspettare vi appigliate al santo partito di mandarlo tra voi a farsi ……. i fatti suoi, e ve ne andate pe’vostri.
L’industrioso cammina sempre con qualche involto sotto al braccio, o con una rapa, un cilindro, uno stantuffo nella mano; egli legge sempre nelle carrozze, nelle gallerie, e qualche volta benanche nel teatro. Il suo vestito è trascurato, e il nodo della sua cravatta è il più pazzo che mai si possa inventare. Dio liberi una povera figliuola di maritarsi con un industrioso; chi sa dove la mania dell’industrie menerebbe quel capo?
La qualità più importante ed intrinseca dell’alta mente di quest’uomo è la distrazione. Un industrioso senza distrazione è un’anomalia della specie – Si raccontano delle distrazioni d’uno di costoro i più curiosi aneddoti, e tra gli altri i seguenti – Una mattina che uno di questi stava a mensa in compagnia di gentil brigata, una bella signor il pregò che le porgesse la saliera; ed egli trovandosi in quel punto con la tabacchiera in mano, versò il tabacco sul fritto della dama – Un’altra volta trovandosi egli in conversazione con certuni, si pose a parlare di commercio e d’industrie; ed in quella che una signora, non giovine ma molto vanitosa di sembrar ragazza, gli dimandava di quanti anni la facesse, il nostr’uomo, credendo di rispondere al prezzo d’una derrata, le rispose molto cortesemente: credo che abbiamo passato i cinquanta.
L’industrioso non esercita veruna professione, arte o mestiere in particolare, ma fa tutte le professioni, tutte le arti, e tutt’i mestieri. In casa trovate il codice, i logaritmi, Ippocrate, alberelli di colore, tavolozze, gesso, ferro filato, arcolaio, matasse di filo, ravanelli, oggetti misteriosi, direste il suo gabinetto l’atelier di Faust. Il nostr’uomo giace in mezzo a questo caos, come un Nume novello che dovrà trarne altrettante creazioni. Allontanati profumum vulgus, gente che pranza quotidianamente o che dorme ogni notte, l’industrioso non vive che la vita della invenzione e delle scoverte, la natura lo creò per creare. Allontanatevi, eleganti del secolo, e rispettate l’uomo delle rape, rispettate il CAVALIERE D’INDUSTRIA.