Le mode di Francia trovano in Napoli i più ardenti fautori. Giacchè in Napoli, ed io mi penso anche nel resto d’Italia, tutto ciò che è francese ha un altro sapore: noi mangiamo alla francese, vestiamo alla francese, facciamo l’amore alla francese, e facciamo la politica pure alla francese. Né vale il dire che in Italia almeno si parla in italiano, perocchè la gente con le fibbie, il mondo elegante, come lo chiamano gl’infranciosati, trovano troppo volgare e plebea la lingua dell’ Allighieri, e li senti cinguettare la ampollosa favella che si parla col naso. Le mode di Francia trovano dunque nel nostro paese i fanatici correligionari, che andrebbero piuttosto ignudi anzi che vestire altrimenti di come si veste a Parigi. E, siccome il fanatismo è esagerazione, così quelli che seguono le mode di Parigi vi pongono tale ridevole eccesso di zelo che diventano caricature ambulanti.
Abbiamo veduto, per esempio, a Toledo qualcuno, il cui corpetto arrivava fin sulle rotelle delle ginocchia; altri la cui catena d’oriuolo giungeva a toccare il pube; altri, i cui goletti di camicia scendevano tanto giù che davangli sembianza di donna; altri, che avea i calzoni così stretti che pareano maglie; altri, che portava a’polsi due palle di avorio poco meno grosse di quelle che si usano pe’trucchi; altri cogli stivali alla piemontese, le cui punte rassembrano a tante palette. Ma tutto è perdonabile. Quello che propriamente ci sembra la più disgraziata delle frenesie, quello che merita la pubblica fustigazione si è quel modo di radersi le barbette facendole arrivare a mezzo orecchio. Io non so chi fu l’inventore di questa esecrabile moda; ma chiunque egli sia, maledico questo scellerato che fece delle umane facce tante facce di preti, di gesuiti, di canonici. Eppure, vi sono uomini sodi, uomini che leggono i giornali politici, uomini che han moglie e prole, applicati di dicastero, segretarii di prima classe, professori di economia o di estetica, filosofi Egheliani o Kantiani, uomini iscritti sul gran libro delle rendite pubbliche; i quali non si adontano di comparire dinanzi a galantuomini, nel seno di una incivilita città, con quelli sfregi sulla faccia. E si ha il coraggio ci chiamare distinti quei giovinotti che hanno le barbette così mozze!!! Sì, sì, è vero, eglino sono distinti per escandescenza di ridevolezza – Ma lasciando da banda i maschi, e pigliando le femmine, dobbiam dire, ad onor del vero, che le donne hanno più gusto degli uomini nel seguire le mode, tranne sempre le numerosi eccezioni.
Troviamo soltanto un vero delirio nel modo di riavviarsi i capelli. Si può dire che le donne hanno perduto la testa intorno al modo di acconciarsi la testa. Ce ne è di tutte le strambezze, di tutte le mascherate, di tutti i capricci. Qui vedi due corna altissime di grufi, su le quali sarebbe impossibile applicare la cocolla del cappello, se questo oggi non si fosse ridotto ad un vero simulacro, o meglio, alla parodia del cappello. Là vedi uno sciglione che si avanza fin sul dorso e che ricorda le code ed i codini incipriati; qui è una foresta di capelli imbrogliati come le finanze municipali; colà son le ricciaie inglesi che danno un’aria d’innocenza e di candore ad un viso, i cui occhi non son quelli d’una Vestale. Fiori e nastri e retine di colori vivaci fanno più o meno graziosi contrasti con le tinte naturali o artificiali de’capelli; senza parlare dello sbruffo o polvere d’argento, di cui si fa tanto smercio a Parigi, e che sembra non aver trovata gran fortuna in Napoli. pertanto, tutto questo brouhaha di peli dimostra una sola cosa, che cioè tutta quella roba che vedete sulla testa di una donna appartiene alla testa di un’altra. Oggi il commercio de’peli è in piena floridezza. La massa de’proprii capelli non soddisfa più a nessuna donna; ed eccole accostarsi alle botteghe de’parrucchieri per far compra di ciuffetti e di grufi.
In verità che le donne non sanno più che immaginare per farsi belle agli occhi di questa spoetata generazione di uomini. Elleno non sanno più dove dar del capo per trovar modo di adornarsi il capo. Pochi anni fa, uscì in America la moda che le donne eleganti avessero a portare tra i capelli, al teatro o al ballo, tante piccole fiammelle di gas, le quali si accendevano nel momento che la dama entrava nel palco o nella sala da ballo. E poi si dice che le americane son fredde! Trovatemi, se è possibile, delle donne più infiammabili! Le Napoletane non hanno bisogno della fiamme tra i loro capelli; esse ne hanno negli occhi, nel cuore, su la lingua, e alcune fino… su la punta del naso!
Un’altra curiosità abbiamo a notare nelle presenti mode femminili. Avete osservato in che modo le distinte signorine atteggiano le loro mani quando vanno al passeggio? Che significa quel portare le mani congiunte e quasi abbandonate su dinanzi del corpo, tenendo spesso tra le dita un beccuccio della veste, in guisa da modellare il più sovente un certo arnese che certe moglie regalano a certi mariti? Sarebbe mai questo un salutare avvertimento a’babbei che si arrischiassero a chiedere le loro mani?
FRANCESCO MASTRIANI