Vorrei questa volta ragionarvi d’una quantità di libri che riposano ancora su la mia scrivania; ma io so che i miei lettori, e specialmente le mie leggitrici, si annoiano a sentir parlare di libri; onde io che ho attualità a bizzeffe da mettere sul tappeto (come si direbbe in Francia dove tutto si fa sul tappeto, dacché Napoleone il grande ci volle nascere sopra!), io dunque farò dormire un altro pochetto gli amici che sotto forma di libri mi stanno a manca, e afferro altri subbietti.
Permettete che mi soffii il naso, questa piccola miseria della vita umana che col catarro diventa molesta fino ad essere insopportabile. Ed a proposito di naso, voglio comunicarvi una mia idea che certamente a prima giunta vi parrà strana, ma non vi parrà più, quando ci avrete riflettuto sopra un quarto d’ora. Che cosa è il naso? Si interrogate un anatomista, vi dirà che è un membro del corpo umano, nella regione facciale, formato dall’osso etmoideo che congiunge le ossa della faccia con quelle del cranio. Se interrogate un frenologo, vi dirà che il naso è il membro più stupido del viso; e intanto se leggete il Guadagnoli saprete che Indizio è un naso maestoso e bello. Io mi attengo in parte al parere del Guadagnoli, e penso che il naso non è solamente indizio di gran cervello, ma è né più né meno che lo specchio dell’anima.
Sì signori, egli è un gran pregiudizio il credere che gli occhi in principal modo tradiscano il pensiero o il sentimento; gli occhi son furbi, astuti e spesso, con un poco d’arte che le donne soprammodo posseggono, lor si fa prendere quella espressione o quel linguaggio che si vuole. D’altra parte, gli occhi, ancorché in tutta la loro naturale ingenuità, non esprimono tutto al più che la passione del momento, il sentimento che in quel punto domina il cuore; ma il carattere della persona, l’indole sua, le sue passioni abituali, le sue antipatie o simpatie, i suoi gusti, le sue tendenze, la sua anima e il suo cuore insomma nudi nudi non li mostra che il naso che sta lì piantato propriamente nel mezzo del viso, e propriamente perché ognuno vi possa leggere quel che gli preme di leggervi; e, ciò che è più terribile pei birboni, si è che il naso non è membro schiavo come gli altri; esso si sottrae all’impero della umana volontà; l’ipocrisia non ci può nulla su lui; e chiunque ha un grosso peccato sulla coscienza lo porta scritto sulla punta del naso, in sulla pinna dritta o sinistra, sul setto delle narici, o almanco su qualche protuberanza più o meno pronunziata lungo l’etmoide. La frenologia, la craniologia, la scienza di Gall, di della Porta, di Lavater non si sono abbastanza occupate della importanza di questo membro come rivelatore dei segreti dell’anima; ma io ci ho fatto studi severi; e, se ne avrò l’agio, pubblicherò cinque o sei volumi su tal gravissimo subbietto.
Ma parliamo d’altro. I teatri sono abbandonati nella presente stagione, e con buona ragione. Nella està si va a S. Lucia, alla Villa, alla Piazza del Municipio, dove si gode la vista delle fosse; ci sono le cene a Frisia ed a Mergellina; ci è la luna, il cielo e le stelle. Ci ha della gente che si diverte a coricarsi a due ore di notte all’antica; altri che ama di starsene oziando in un caffè; altri che si piace a cicalare coi vicini e co’pigionali dello stesso palazzo; ma in generale Napoli civile nelle sere di està si divide in due categorie, i villisti e i mediatoristi; sei sezioni vanno alla Villa, e le altre sei vanno a fare il tavolino. E noi lasciando i primi a divertirsi alla Villa, diamo un’occhiatina ai tavolini che quinci e quindi si formano.
Signori, conoscete voi il mediatore? Se siete o impiegato, o padrone di casa, o notaro, o professore di calligrafia, o negoziante di minuterie, o canonico, dovete conoscerlo senza dubbio veruno. Per giuocare al mediatore con qualche speranza di vincita, ci vogliono le seguenti indispensabili qualità: aver l’età dai 45 a 60 anni; non avere nessun pelo in faccia; essere ammogliato (purché non si giuochi nel proprio domicilio); portare la circolazione del sangue a due gradi sotto il zero; in che vuol dire doversi armare d’una inalterabile freddezza, giacchè il calore è la ruina dei giuocatori; conoscere la forza e la strategica degli avversari; non aver vicino a sé né donne, né ragazzi, né uomini cogli occhiali; e, se è possibile, non avere nessuno ai fianchi. Se siete innamorato (benché alla età summentovata sia passata il tempo degli amori), fuggite il giuoco e soprattutto il mediatore.
Io non mi arrischio a gittare uno sguardo filosofico sulla natura del giuoco, giacchè avrei rossore di prender le carte in mano. Immaginatevi, signori, quattro organizzazioni più o meno ben formate, mammiferi vertebrati e inoculati, registrati e rubricati negli atti civili, quattro esseri così detti intelligenti, quattro esseri immortali, quattro uomini serii, occupati per tre o quattro ore a farsi una guerra meschina, milensa, ridicola, con armi di cartone! Tutte le più ignobili passioni dell’uomo son messe in giuoco in queste tre o quattro ore; durante le quali si dimentica tutto, e forse nel fondo di questa intera dimenticanza di tutto è riposto il segreto del divertimento del giuoco.
FRANCESCO MASTRIANI