Signori, sapete di che cosa intendo parlarvi quest’oggi? Voi nol crederete, se non quando avrete letto il mio articolo dall’un capo all’altro. Signori, intendo quest’oggi metter le mani sovra un subbietto di altissima economia sociale e domestica. Questo è il secolo delle cifre, de’calcoli, de’logaritmi, dell’algebra, della carta moneta, de’prestiti forzosi, ec. ec.; e bisogna, per esser letto, occuparsi di cifre, di dare e avere, di attivo e passivo, di bilanci ec. ec. Or siccome io non sono molto esperto nella scienza dell’avere, mi occuperò del dare, cioè del debito, soggetto immenso, vastissimo, universale, che abbraccia tutta l’umana famiglia!
Signori, provaste voi mai le dolci emozioni del debito? Sentiste mai i cari palpiti di una scadenza? Aveste mai la ineffabile sorpresa di una citazione? Vi fu mai consegnata dal vostro guardaportone una sentenza, un preventivo? Se non provaste mai queste improvvise commozioni, voi non siete uomo intero; vi manca qualche cosa; non conoscete la vita, la poesia, l’estasi, i trasporti.
Il debito è una delle più grandi invenzioni della civiltà, il debito è il tratto d’unione che unisce gli uomini nel consorzio civile; sicché togliete il debito e non avrete, più società. Invito tutti gli economisti a meditare su questa profonda verità.
Dal momento che un figlio della creta addiviene quella specialità per cui si chiama debitore, il tempo prende per lui la celerità del vapore della forza di 1000 cavalli. I giorni, i mesi, gli anni si succedono e s’incalzano con una prestezza che ha qualche cosa di prodigioso. La scadenza abbrevia le distanze assai meglio del filo elettrico. Oggi voi firmate un’obbligazione per l’anno venturo. Ebbene, l’anno venturo non è più venturo per voi, ma è un presente come tutti i presenti. Voi vi coricate la sera del giorno in cui avete firmata l’obbligazione, e vi trovate il domani all’anno venturo. La scadenza è lì, col suo codice sotto l’ascella.
Pagate, ecco la dolce parola che risuona giorno e notte alle vostre orecchie e non vi lascia un istante di riposo. Pagate, grida ad ogni momento della vostra giornata il vostro invisibile creditore. Pagate, vi grida lo spettro dell’usciere ricoperto di carte bollate. Indarno cercherete di commuovere l’animo del vostro carnefice e indurlo a miti sensi per voi – Ho mia moglie gravemente ammalata i miei figli colla terzana o col morbillo – Pagate – Ho perduto interamente il mio poderuccio; la crittogramma ha divorato le mie uve; l’uragano ha portato via la raccolta – Pagate – È morto mio padre – Pagate – La tisi ha distrutta tutta la mia famiglia – Pagate – Io stesso sono già presso a dare il mio ultimo anelito – Pagate.
Il creditore non è già una organizzazione umana. L’autossia cadaverica ha dimostrato che gli manca il muscolo principale, il cuore; in luogo del quale ci è un pezzo di metallo. Il creditore non è altro che l’articolo tot del Codice civile vestito con un soprabito marrone e provvisto d’un orologio infallibile, inesorabile, spietato come quel tale organo di metallo che fa le veci del cuore.
Talvolta, per lo più, anzi quasi sempre, simbolico, favoloso, invisibile, intangibile, aereo, diafano.
Piacesse al cielo che voi aveste il piacere di trattare direttamente col vostro creditore! È sempre l’amico colui che vi scortica e non mai la persona, colla quale siete venuto in trattativa e che vi ha dato il denaro.
Che cosa è l’amico? Ascoltatemi e fremete. Ognuno di que’figli di Caino che prestano denaro col pensiero di richiederlo ha sempre un amico in tasca, pronto ad indossarsi tutta l’ignominia dell’usura. Questo amico, che è il vostro più sviscerato nemico, è tutto ideale, fantasmagorico, teatrale. Lo amico è quello che vi perseguita, e non già l’innocentissima persona con cui avete trattato, e che finge di essere stato semplicemente il disinteressato mezzano della faccenda. L’amico è quello che si prende il cinquanta per cento al mese… ; che vi scortica vivo; che vi ruba tutte le vostre sostanze; che vi sequestra quel piccolo avanzo di roba che ci è rimasto. Indarno, costretto dall’usciere, vorreste appellarvi alla misericordia dell’amico; questi è invisibile, e non si manifesta che sotto le forme della carta bollata.
Il creditore è per sua special natura immortale. Avete mai avuto il piacere che un vostro creditore sia crepato? Oibò; egli è sempre presente imperativo. È incredibile come il credito renda gli uomini longevi, per non dire immortali. Siate sicuri che se una pestilenza togliesse via due terzi d’una popolazione, il terzo che rimarrebbe sarebbe composto esclusivamente da creditori.
Il creditore e il debitore rappresentano due forze fisico-chimico-dinamiche di straordinaria natura; la prima è repulsiva, la seconda attraente; non si combinano mai tranne una volta sola; non possono combaciare; eppure l’una forza non può stare senza dell’altra; sono reciprocamente essenziali l’una all’altra; ed ambedue sostengono tutto l’equilibrio della società, appunto in quella guisa che la forza di attrazione e quella di repulsione cosituiscono tutto l’equilibrio della natura. Invitiamo tutti i Fisici a meditare su questo importante assioma.
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FRANCESCO MASTRIANI