IL CARO DE’ VIVERI

   Corrono nel paese voci di dimostrazioni a causa dello stato di penose angustie in cui si trova la classe degli operai pel caro dei viveri. Vogliamo sperare che non si verifichi nessuna cosa che possa turbare l’ordine e la quiete del nostro paese; imperocchè il disordine non giovò mai ad alleviare i mali di nessuna specie; anzi, nel caso presente non farebbe che accrescerli, gittando novella paralisi nel commercio interno e arrestando anche per poco la libertà de’traffici industriali. I mali che ci travagliano non sono di quelli che si allontanano con tumulti, di cui non profitterebbero che i nemici degli attuali ordini politici. Non vogliamo addentrarci nelle riposte ragioni che han prodotti i nostri presenti travagli, cagioni che altri riconosce negli errori governativi, ma che noi, pure annuendo in parte in questa opinione, non riconosciamo pertanto in gran parte che nell’assurdo sistema che costituisce il falso e caduco meccanismo su cui vive di sussulti e di palpiti la società europea.

   Per quanto giusto, benefico e liberale esser possa un governo, non arriverà mai a distruggere quella terribile piaga che rode da tanti secoli la società e che si addimanda miseria. Cristo gittò le fondamenta della nuova società che avrebbe veduto distrutta questa piaga; ma la sua divina religione, perocchè bandiva la guerra ai sensi ed alle passioni, non raggiunse lo scopo.

   Sentiamo che nelle alte regioni si pensi di fare qualche cosa per alleviare i mali presenti. Godiamo che si aprono sottoscrizioni per provvedere ai bisogni del povero e dell’affamato. Bella e sublime è la carità; benedetta da Dio è la mano che si stende a soccorrere il bisognoso di pane; ma sempre umiliante è l’elemosina, ed è sempre il più infelice palliativo che la società sappia trovare per far zittire gli antichi clamori che i diseredati dal banchetto sociale levano contro i privilegiati figliuoli della proprietà e del lusso.

   Ciò non pertanto, applaudiamo di cuore a’generosi propositi di quelli che intendono co’loro mezzi o coll’opera loro accorrere a sollevare i poveri dalle durissime prove che oggidì li travagliano. Voglia Dio che il nobile esempio trovi a migliaia imitatori e seguaci. Soltanto vorremmo che ognuno facesse la limosina da sé, senza darne ad altri l’incarico; dappoichè incerta e mal sicura è sempre la seconda mano per cui passa il danaro; ed è pur deplorabil cosa che vada ad alimentare gli altrui vizi un denaro consacrato a porgere un pane al poverello.

   Noi siamo pronti a far noti in queste pagine i nomi di que’generosi che arrecheranno sollievi di ogni sorta alle classi bisognose.

   Ma, intanto perché i ricchi proprietari non danno, almeno per un anno, gratis le abitazioni a’poveri? Animo, cuori di lapillo, mostrate una volta al mondo civile che non appartenete alla razza delle iene. Fatelo, se non per altro, per far dispetto a noi, che saremmo costretti una volta almeno a lodarvi.

   In pari tempo, a far cessare la crisi presente, dovrebbero il Governo e il Municipio sospendere i dritti di tonnellaggio su le navi che vengono dal levante cariche di grani e i dazi su la immissione de’grani e delle farine dall’estero. Questo temporaneo provvedimento avrebbe per immediata conseguenza l’abbassamento de’prezzi de’grani, elevati oggi a proporzioni che rendono assai problematica la vita della povera gente.

                                                                                                               FRANCESCO MASTRIANI