Tutti parlano del buon gusto; tutti credono averne, lo scienziato, l’artista, il letterato, il parrucchiere, il sarto, la dama e la crestaia. Ciascuno crede averne per la sua arte o mestiere, ed anche per le arti o mestieri che non gli appartengono. Che cos’è il buon gusto? È indefinibile come i colori; non si può spiegare né fissare: esso è al genio quello che la prospettiva è ad un bel quadro, o l’acconciatura ad una bella donna. Il buon gusto serve allo spirito, come il palato al corpo; questo determina la scelta degli alimenti che debbono nudrire l’uomo fisico e costituirlo in salute, quello fissa le idee e i concetti più proprî a formar l’uomo sociale. Quando il corpo è infermo, si corrompe il palato, così del pari quando lo spirito è tristo, il buon gusto si deprava e si perdee. Un uomo senza buon gusto è insoffribile nella società, la sua conversazione sarà sempre goffa e noiosa, le sue maniere saranno disaggradevoli e triviali. Il buon gusto è indispensabile ai ricchi, come il genio agli artisti, come l’ingegno ai letterati, lo spirito ai giornalisti, e l’erudizione agli scienziati. Egli è impossibile, come ho detto, di fissar il buon gusto; si può non però farlo comprenderlo o ispirarlo. È una qualità dello spirito che non si può definire. Una certa erudizione è indispensabile per farlo nascere, ma questa erudizione dev’essere leggiera, amabile e universale. Il buon gusto è una bussola di un delicato discernimento; esso purifica le prime conoscenze, perfeziona i felici principî, apre il cammino al genio, e lo estende, innalza e contiene l’immaginazione. La giustezza e la semplicità lo educano. Discreto ne’suoi giudizi, il buon gusto non disprezza il mediocre, e spiega tutta la sua vivacità per mettere il bello in piena luce. Esso è la fiaccola che guida la ragione, siccome questa guida l’uomo. Senza di esso, la fama non potrebbe mettere il suggello alla immortalità ai grandi uomini. Comechè non soggetto a regole, e non capace di essere insegnato agli altri, può ben farsi sentire. La lettura, le buone società, e la sana morale possono guidare lo spirito ad acquistar il buon gusto. Per giudicare degnamente d’un’opera letteraria o d’un lavoro dell’arte, fa mestieri di scienza, di discernimento, e di buon gusto. Talvolta quest’ultimo soltanto può bastare quando è purificato da lunga e sincera consuetudine. Se possedete gli organi ben fatti e dilicati, indovino che avete il buon gusto. Quanto è prezioso questo tesoro! Esso è la bellezza dello spirito, la grazia dell’ingegno, e il germe di ogni bella opera, se il vostro concepimento è pronto e giusto, se ne’vostri giudizi non fare giocar l’immaginazione; se sentite piacere a leggere con meditazione scrittori dilicati, indovino…
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Il buon gusto è un diamante che la natura ha dato a certi uomini privilegiati, ma questi lo ricevono grezzo, e non lavorato. Gli studi lo preparano; gli anni lo raffinano; ed in questo il buon gusto segue il cammino del diamante naturale, per la cui ultima perfezione si richiede moltissimo tempo. Quell’eroe invincibile, quel principe francese così temuto pel suo valore e pe’suoi epigrammi, il Signor di Condè, diceva che la bellezza di un libro non può farsi comprendere da chi non la sente. Ciò dico del buon gusto.
FRANCESCO MASTRIANI