Gli uomini d’affari dicono che il tempo è denaro, ma esso è qualche cosa dippiù – è educazione, è perfezionamento, è formazione del carattere. Quindici minuti al giorno consacrati alla istruzione di sé stesso si sentono alla fine dell’anno. L’uso economico del tempo è il vero modo di avere agio e tempo d’avanzo: così esso fa si che noi padroneggiamo gli affari, invece di essere sopraffatti da essi. D’altra parte, la cattiva distribuzione o la non curanza del tempo ne travolge in una continua fretta, nella massima confusione; in mille impicci, e la vita diviene una mera seguenza di ripieghi segnita solitamente da infortuni. L’Ammiraglio Nelson disse una volta:
«Io vado debitore di tutti i miei successi nella vita dall’essere stato sempre ed in ogni cosa pronto un quarto d’ora prima».
Alcuni non apprezzano il valore del denaro finchè non lo abbiano sprecato, e molti fanno il somigliante del tempo. Le ore si lasciano scorrere oziose, e soltanto quando la vita sta per finire si pensa a farne un uso più savio; ma allora l’abitudine a stare con le mani alla cintola è già radicata, ed è difficile spezzare i legami che ci avvincono da sì gran tempo. Le ricchezze perdute si possono ricuperare con l’industria, il sapere perduto con lo studio, la sanità sciupata con la temperanza; ma il tempo perduto è perduto per sempre ed irrevocabilmente.
Una giusta estimazione del valore del tempo ispira anche abitudini di puntualità. Nulla può generare fiducia in un uomo quanto la pratica di questa virtù, e nulla diminuisce quanto la mancanza di essa. Colui che vi dà la posta e giunge all’ora prefissa mostra che sa tenere conto del vostro tempo del pari che del suo. Questa puntualità è uno de’modi con cui dimostriamo il nostro rispetto personale verso coloro co’quali abbiamo affari da trattare. Se uno si mostra negligente nell’uso del tempo, noi ne concludiamo naturalmente che egli deve essere del pari negligente nella condotta degli affari e che non gli si devono affidare cose importanti.
L’uomo inesatto porta per tutto il disordine, e non sa che turbare la pace e la serenità del prossimo. Chi ha da fare con esso lui dovrà una volta o l’altra essere in gran pensiero, irritarsi; egli giunge sempre tardi e non è regolare che nella sua irregolarità. Il suo tardare sempre è un sistema, egli arriva ad un appuntamento dopo trascorsa l’ora fissata, alla stazione della strada ferrata quando il convoglio è partito, alla posta dopo partito il corriere. Per tal modo gli affari sono in ritardo, e tutti i suoi corrispondenti lo maledicono. Questi tardigradi non afferrano mai la meta della vita, e il mondo generalmente li gitta in disparte ad ingrossare le file di coloro che maledicono la fortuna invece di accusare se stessi.
(Dal Caserta)
FRANCESCO MASTRIANI