SENTITE, SENTITE
In S. Maria a Vico fu rinvenuta una buca piena zeppa di ossumi e cadaveri di bambini, effetto di un’antica e barbara usanza per cui si ricusava la sepoltura nei cimiteri ai neonati che morivano prima di essere battezzati. Quella tomba sempre scoperchiata in luogo aperto e solitario chi sa quante volte ha ingoiato le vittime innocenti di amori clandestini! Le autorità locali venute in conoscenza della cosa hanno immediatamente provveduto a far vuotare e chiudere quella fossa, a cui forse altre madri snaturate si sarebbero accostate.
La Giustizia sta procedendo per iscovrire, se sarà possibile, qualche misterioso reato.
(Il Popolo ital.)
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DISCORSO IN UN CAPPELLO
Mi comunicano un aneddoto che non può tornar molto gradito a noi italiani, ma al quale non si saprebbe negare un certo spirito. L’aneddoto si riferisce al Congresso di Ginevra. Dopo che molti oratori avevano (come si direbbe) parlato, venne la volta del signor G. S., uno dei rappresentanti della democrazia italiana. Sia che non si fidasse alla improvvisazione, sia che preferisse la lettura, il signor G. S. avea scritto il suo speech ed aveva applicata la carta su cui stava scritto, all’interno del cappello. Come gli fu data la parola, egli si mise bellamente il cappello dinanzi alla faccia e lì a leggere il suo discorso. Per una combinazione facile a indovinarsi, la postura del cappello produceva un fenomeno analogo all’eclisse. La testa dell’oratore non si vedea affatto, ed il pubblico era costretto ad accontentarsi di vedere la sola parte esterna del cappello. Fra gli altri epigrammi che il caso originale suggerì a quei bizzarri ginevrini, fu uno di loro che uscì accennando all’oratore con queste parole di colore chiarissimo Il reprèsente le pays sans tète!
(Secolo)
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MARITO E MOGLIE
Un altro fatto sciagurato quasi quanto quello del petrolio ha contristato Firenze. Un giovane marito si divise legalmente da sua moglie di anni 19 da cui già aveva avuto dei figli. La donna erasi ritirata presso suo padre. Dopo qualche giorno, il marito inaspettatamente si condusse in casa della moglie presso il padre di lei, e dopo averli piacevolmente salutati e mostrato animo benevole di vederli, si tolse di tasca una pistola, e trasse un colpo contro della moglie, quindi un altro contro se stesso.
Ambedue versano in pericolo di vita.
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DUE SIGNORE SUONATE
Ci scrivono da Novi-Ligure:
Martedì, 10 corrente, verso le 9 pom. Due signorine genovesi passeggiavano sulla nostra allea detta de’Cappuccini. All’aspetto né l’una né l’altra toccavano il trentesimo anno di età, ma forse ebbero la disgrazia di perdere il dente del giudizio. Il loro cinguettare attirò l’attenzione di non pochi. L’una avea una voce sguaiata al par di rana, l’altra così affettata e con tanta svenevolenza da farti venire l’itterizia.
Facevano esse la critica alla città nostra, stabilendo uno stupido confronto fra i passatempi e gli agi di qui e quelli della loro Genova. Poi prorompevano in risa smascellate e stomachevoli, la qual scena faceva ridicolo contrasto coll’aria d’importanza, che pretendevano avere e col loro passo grave e matronale.
Potete facilmente immaginare come queste malcapitate toccassero la sorte dei pifferi di montagna che
«andando per suonare, fur suonati»
poiché le persone che sulla passeggiata si trovavano, in sulle prime le credettero evase dal Manicomio; ma quando riconobbero che erano nostre villeggianti intonarono l’aria:
«Se non son pazzi, non li vogliamo!!»
Forse queste signorine hanno già dimenticato che Novi le ha ricettate, non senza grave pericolo, quando s’involavano alla terribile pandemia! A. R.
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IL FIGLIO NEGRO
La scena è nella piccola città di Sisteron.
Per qual ragione una signora conobbe un negro? La storia non lo dice. Ella certo l’amò.
È inutile dire che questa signora era maritata ad un bianco.
Nacque un bambino nero.
Il marito bianco ebbe dei sospetti.
La moglie si scusò.
«Non ti ricordi tu, disse al marito uggioso, che un giorno (è cosa recente e data dal nostro viaggio a Parigi) noi passammo per la parte Saint-Denis? La vedemmo presso un orologiaio un orologio singolare: esso rappresentava un negro, e il quadrante era in mezzo della pancia. Come era bello! il negro e non già il quadrante. Che debbo dirti? mi restò impresso nella memoria. Ciò che ne è avvenuto tu lo sai».
Il marito si buttò tra le braccia della moglie, perché a Sisteron non si ha gelosia di un orologio.
Poscia aprì la bocca indecisa e disse:
«Che fortuna che il bambino non sia nato col quadrante sullo stomaco!».
FRANCESCO MASTRIANI