–. Avanti il tribunale di X. compariva giorni orsono Carolina B. reclamando una somma assai vistosa per servire di balsamo alle ferite del cuore – L’autore di tali ferite era un certo Carlo F. il quale in un momento di giovanile abbandono aveva promesso sposar quella donna, purché le desse un bacio.
La signorina era nella stagione delle tenaci illusioni, avendo già 40 autunni sonati, mentre Carlo non contava che 22 primavere. Da qualche tempo essi si conoscevano, e con la leggerezza della gioventù egli le aveva data qualche leggera speranza che avrebbe detto in seguito sul serio.
Una tal sera infatti, mentre il crepuscolo oscurava qualche ruga della signorina e la campagna, trovandosi entrambi in un giardino, sollecitato dall’occasione Carlo commise l’imprudenza di afferrarla ad un tratto per la vita e chiederle un bacio.
«Un bacio – rispose la pudica – mai… e solo quando promettete sposarmi» e Carlo con tutta la forza della gioventù le dette un bacio e quindi un altro, e promise di sposarla.
Appena sorbito l’ultimo effluvio di quegli amplessi, Carlo si accorse di essere caduto in un laccio; non volendo però romperla ad un tratto, tornò ad intervalli a vederla finchè con un biglietto le annunziò che andava a contrar matrimonio con un’altra.
Davanti i giudici Carlo negò la promessa estorta col bacio, e con tutto il pudore di un Giuseppe offeso riassunse la sua difesa con quel verso francese.
“Je fus sèduit comme elle et non pas sèducteur”
L’avvocato poi con minori riguardi fece noto che la signorina non avea nulla in diminutivo, ma era una vedova già separata dal marito a causa d’infedeltà di origine ignota; aggiunse poi che ella tendeva al suo cliente trabocchetti continui, e sebbene egli non avesse gran merito a resistere alle attrattive di lei, ebbe d’uopo di una buona dose di virtù per soffermarsi sull’orlo dell’abisso…
A quest’ultima parola la signorina protestò che essa era tutt’altro che un abisso, e domandò che l’avvocato giustificasse il suo asserto.
Il difensore ricusò di approfondirsi in quei penetrali; e il tribunale condannò ad una lieve multa il giovine Carlo, valuta contante abbastanza cara di un bacio di una donna non bella e quadragenaria.
(Giorn. di Catania)
–. Ci si assicura che le imposte della ricchezza mobile sono tuttavia sì mal ripartite che parecchi contribuenti, fatto ragguaglio coll’anno precedente, pagano quest’anno più del doppio. Questa sproporzione colpisce in modo deplorabile la povera gente, a cui il solo nome d’imposta sembra un amaro epigramma. Sono pochi giorni che un commissario cercò d’un contribuente, di professione pescivendolo. Costui l’anno scorso pagava 45 franchi d’imposta, quest’anno 150; né si può in coscienza affermare che il pover uomo abbia arricchito; perché il commissario essendosi introdotto nel suo tugurio, dove da ogni canto spirava il tanfo della miseria, vi trovò la moglie e una nidiata di bimbi che domandavano pane, e strillavano.
«Chi cercate voi?» chiese la buona donna.
«Di vostro marito. Dunque paghiamo o non paghiamo questa benedetta imposta?».
«Lei viene a proposito – soggiunse la donna – mi favorisca dunque un soldo per comprare del pane a questi marmocchi».
Il commissario diede due soldi.
(Popolo Italiano di Genova)
–. Leggesi nel Siècle:
Nella grande manifestazione riformista di cui Londra fu testimonio al principio del mese scorso, ciò che ci ha colpito sopra ogni altra cosa è il seguente episodio:
Passando dinanzi ad una casa, alle finestre della quale si vedeva una signora con alcuni amici, il corteo riformista che si avanzava tranquillamente verso Beaufort-House si fermò un istante e si videro tutte quelle meschine figure inchinarsi, scoprendo il capo, intanto che fra i vigorosi urrà! di cui sono capaci soltanto i petti inglesi, risuonavano distintamente queste parole: Viva miss Burdett Coutts!
Ora, chi è la persona cui era diretta questa dimostrazione di simpatia del tutto spontanea?
Miss Burdett Coutts è, per il cuore, la degna sorella di Fiorenza Nigutingate, la suora di carità inglese, come la chiamarono i nostri soldati in Crimea.
Miss Burdott Coutts consacra una fortuna immensa, più che regale pei tempi che corrono, a dotare le classi diseredate, a collocare bastimenti di salvataggio sulle coste più minacciate della Gran Bretagna, a procurare alloggi sani e a buon mercato agli operai che vi trovano l’igiene del corpo, a fondare scuole in cui i figli del popolo trovino l’igiene dell’anima.
–. Leggiamo nel Nuovo Diritto:
Sentiamo che 3 aiutanti di campo del Re, uno effettivo e due onorari, si sono recati a Parigi, per domandare ragione al sig. Paolo Cassagnac dell’articolo da lui scritto nel Pays contro l’Italia.
FRANCESCO MASTRIANI