Non ristaremo giammai dal tornare, a brevi tratti, sull’importante argomento dell’ educazione, sempre che ci verrà ricordata qualche considerazione o alcun pensiero che crederemo possa riuscire d’utilità.
È indubitato che la pratica in talune cose vale piè della teoria. Pochi e solidi precetti, e l’esempio costante: ecco il fondamento di ogni buona educazione. I fanciulli non sono che uomini in piccolo, siccome gli uomini non sono che di grandi fanciulli; epperò pressoché le stesse cose le quali muovon questi sogliono comunemente muover quelli. I precetti ricisi e sterili non sono per lo più fecondi di ottimi frutti. Quello che ha una magica possanza sull’animo de’fanciulli e dei giovanetti si è l’esempio, vale a dire lo spirito d’imitazione. Insin da’primi mesi i movimenti de’bambini non sono che deboli e incerti sforzi d’imitazione; essi non fanno che copiare; e questa può dirsi la perenne azione del loro spirito. Cresciuti in età, cresce parimenti in essi e in più vaste proporzioni siffatta attitudine od istinto; per modo che l’arte dell’educazione, in quei primi anni, consister dovrebbe a dare un’ottima piegatura e addirizzamento a tale istinto; la qual cosa crediamo non esser molto grave e difficile. Imperocchè non è arduo al certo il porre destramente sotto gli occhi dei fanciulli buoni esempi da imitare, come il distogliere da’loro sguardi tutto ciò che è tristo e malo, e soprattutto far sì che, la mercé dell’esempio, essi contraggono buoni abiti e salutari consuetudini.
È, per mala ventura, connaturale all’uomo la propensione alla disobbedienza ai comandi che gli vengono ingiunti. Generalmente egli opera il bene, non perché gli viene comandato, ma perché ne sente il piacere e l’utilità. Or questa intelligenza non viene che ben tardi ne’fanciulli; per modo che alla prima età essi non hanno che il solo e gretto istinto della disubbidienza; epperò inchinevoli sono ad appigliarsi al male, appunto perché si è loro comandato l’opposto.
Di questo spirito d’imitazione che predomina ne’fanciulli si può trarre ampio partito non solamente per la loro buona educazione, ma eziandio per avviarli bene a quella professione, arte o mestiere verso cui si veggono più proclivi. Si tratterebbe in questo caso di avvicinarli accortamente a qualcuno che eserciti una tal professione, arte o mestiere, allontanando sempre in sul principio i precetti e le regole, le quali verranno meglio insegnate e apprese dallo studio d’imitazione. Quei genitori che vogliono costringere i loro figliuoli ad imprendere, lor malgrado, un’arte o professione, non fanno che togliere a questi per sempre la minima attitudine che vi abbiano, imperocchè sempre vi si mettono di mal animo, e mai non vi riusciranno.
FRANCESCO MASTRIANI