Nel N. 4 di questo giornale parlammo dello stato de’nostri salotti; e dicemmo che il lionismo ha bandito dalle nostre riunioni l’allegria e il vero divertimento. Ciò non per tanto, quando un gusto dilicato presiede alla scelta degli invitati ed alla disposizione di una serata, la noia non trova luogo a ficcarvisi.
Di ciò avemmo una prova del 4 corrente mese in una privata accademia musicale tenutasi in casa dello egregio meccanico signor Lorenzo Taglioni, in occasione dell’onomastico della gentil sua consorte.
Quasi a voler dare una mentita alle odierne mode, le suppellettili di squisito gusto erano disposte col massimo ordine, e non con quella confusione che è proprio la caratteristica del secolo. Gli onori di casa furono fatti dalla consorte del Taglioni, la quale accoppia a modi veramente gentili e cortesi una non comune previdenza perché nulla manchi in simili riunioni. La fina garbatezza di questa dama è tale da conciliare la stima di quanti hanno la lieta ventura d’avvicinarsele.
In poco d’ora que’salotti vennero animati da eletti amici e da elegantissime signorine, che tutti facevano a gara per tributare i loro omaggi e le loro felicitazioni alla regina della festa, che sapea trovar modo che ognuno rimanesse contento di sé e degli altri: e questo è certo il problema più difficile a risolvere da chi tiene ricevimento in sua casa.
Quando siamo invitati per una serata musicale, siamo sicuri di passare una serata mortalmente noiosa. Pur questa volta fummo piacevolmente sorpresi e ingannati. Quella sera, il salotto del signor Taglioni era il tempio dell’armonia. Mancheremmo a’riguardi dovuti al bel sesso non solo; ma porteremmo su la coscienza un gran peccato d’omissione, se non facessimo la debita onorevole menzione di quelle valorose signorine che più si distinsero nella musicale palestra.
La signorina Alessia Jezzi fu del bel numero. Ella eseguì sul pianoforte un magnifico souvenir de’ più bei motivi dell’immortale Bellini; e lo eseguì con una precisione e con un’arte, degne di ammirazione e degli elogi, che le vennero tributati. Quella poi che fece oscillare tutte le corde sensibili de’cuori degli astanti fu la signorina Adelina Muratti, che non raggiunge ancora il terzo lustro di età. Questa giovanetta eseguì con l’arpa il pezzo della sublime musica della Norma, Casta Diva, con un sentimento e con una precisione da vera artista; ed ebbe l’arte di far rifulgere tutt’i maggiori pregi di questo magnifico pezzo, sicché fu colmata di evviva e di clamorosi applausi.
Anche le sorelle Marghieri eseguirono benissimo sul pianoforte una gran fantasia di Thalberg; ma noi ci dichiariamo poco amici della musica tedesca; e, confessandoci profani del tutto alle grandi bellezze di questa musica, ci contentiamo di ammirare e di applaudire soltanto ciò che ci commuove e ci alletta. Ma, lasciando il bel sesso e afferrando il brutto, dobbiamo dire che il giovine maestro signor Giuseppe Ciollaro eseguì sul pianoforte una sua composizione sulla nota arietta francese Vous me trompez; ed in verità non sapremmo se lodar più il suo bellissimo lavoro, ovvero la difficile esecuzione. Superò con indicibile sveltezza e precisione le più astruse difficoltà. Le sue mani avevano un movimento sì rapido ch’era impossibile agli occhi di seguirle. L’ammirazione fu grandissima della società, che lo festeggiò di unanimi e meritati applausi.
Facciamo voti che tutti imitino il signor Taglioni, che seppe far passare ai suoi intimi amici una sì dilettosa serata.
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. A’gravissimi e numerosi peccati mortali che il giuoco del lotto porta su la coscienza, è questo eziandio delle morti che ha cagionato per improvvisa gioia.
Domenica mattina la bottega di un pizzicagnolo nella strada della Salute era chiusa per causa di morte. La sera del sabato il povero diavolo era stato fulminato da un colpo apoplettico cagionatogli dalla notizia della vincita da lui fatta di un terno di 16 mila lire.
Noi, per esempio, siamo sicuri di non morire di questa morte.
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. Il principe… andò pochi giorni fa a far visita ad una gentile famiglia, il cui capo si trovava assente; sicché il principe fu ricevuto dalle signorine di casa.
Una di queste, avvezza a ricevere visite di persone del suo sesso, disse al principe distrattamente, come se ella avesse avuto dinanzi a sé una dama:
«Vuol’Ella levarsi il cappello?».
Ora, per una bizzarra distrazione, il principe aveva appunto coperto il capo dal suo cappello ch’egli aveva dimenticato di togliersi entrando in quella casa.
Non sappiamo che de’due rimanesse più mortificato, se il principe o la signorina.
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, Ieri l’altro, una delle nostre dame più eleganti, la marchesa… tornando in casa da una visita che avea fatta ad una sua amica, non trovò più sul proprio capo il cappello ch’ella ricordava benissimo d’essersi messo prima di uscire.
Era proprio un peccato! un cappello di Parigi che era costato tre napoleoni!
Coll’aiuto della cameriera, la marchesa poté finalmente ritrovare il suo trianon, che, atteso le sue impercettibili forme, rasi renduto invisibile tra le chiome naturali e posticce della bella dama. Il cappellino di era naufragato!
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. «Non esci questa mattina? Non vai all’ufficio?» dicea giovedì mattina la signora Adelaide… al signor Luigi, impiegato nell’Amministrazione R…
«Esco tra un quarto d’ora, rispondeva il marito che si stava divertendo a fare lo sciroppo delle cinque radici, col quale ei dice di potersi guarire tutt’i malanni che la medicina ha inventati.
Scorso il quarto d’ora.
«Bada, Luigi, che sono le nove e mezzo, e il tuo superiore potrebbe metterti tra gli assenti».
Il signor B… era sorpreso di questa premura straordinaria che sua moglie mostrava di farlo trovare a tempo al cancello (stile burocratico piemontese).
«Non aver paura, Adelaide; il libro di presenza non passa nel mio ufficio prima della dieci».
La signora Adelaide area che stesse su i carboni ardenti.
L’orologio a pendolo suonava le dieci.
«Le dieci! le dieci! le senti Luigi? le dieci!».
«Sì, sì, le sento, arcidiavolo! Non mi rompere il capo. M’infistolo di andare assente; non ho voglia d’uscire. Vadano a farsi benedire… l’Amministrazione, il cancello ed il libro di presenza!».
Da oltre mezz’ora la signora Adelaide non trovava ricetto; ogni tanto, eccola al balcone, alla finestra. Area ch’ella aspettasse qualcuno che dovesse arrivare quando il marito fosse uscito.
Benedetti gl’impieghi! Che gran comodità sono questi per certe mogli!
Don Luigi parve di botto mutasse pensiero.
«Io esco» egli disse secco secco alla moglie; si gittò sul capo il cappello, e andò via.
Donna Adelaide trasse un gran sospirone; e, quando vide il consorte fuori dell’uscio, disse tra sé:
«È proprio il diavolo che ci si mette! Quando mai è uscito alle dieci! Egli va sempre all’ufficio alle nove! Ci mancava pure lo sciroppo delle cinque radici!».
Due minuti dopo che l’applicato Don Luigi era andato via, Donna Adelaide faceva entrare misteriosamente un uomo nella sua camera da letto…
. Una violenta scampanellata si ode ad un tratto, poco appresso che il misterioso maschio proibito era entrato nel delubro coniugale.
Era il marito che tornava… alla Vittor Ugo!
Scena drammatica!
Don Luigi dà un poderoso calcio alla bussola della sua camera da letto, e vi si caccia gridando, coma Azzo nella Parisina:
Su vediam, vediam fin dove La rea coppia giungerà!
In mia mano avrò le prove Della loro infedeltà!
Oh vista! oh disinganno!
Egli trova sua moglie seduta alla toletta, e un uomo che le passa su i capelli una spugnetta pregna di una certa acqua addimandata Acqua della China.
Il supposto amante della moglie non era altri che il garzone del parrucchiere…
Donna Adelaide, volendo farsi annerire i capelli che erano cominciati a prendere il bigio, e non volendo far ciò noto al marito, avea dato la posta al garzone del parrucchiere per un’ora in cui pel consueto il marito era tutt’i giorni fuori di casa
La cosa finì a risate; tranne che per la paura e per la sorpresa essendo alquanto traballata la mano del parrucchiere, una goccia dell’Acqua della China cadde sulla gota sinistra della signora, e le lasciò un ricordo nero, pel quale la poveretta non potrà mostrarsi in pubblico prima della entrante settimana.
FRANCESCO MASTRIANI