Giovedì a sera verso le undici, i passeggieri che si trovarono a transitare per la via S. Teresella delli Spagnoli si fermarono di repente. Una voce maschile partiva dal balcone di un quarto piano. Questa voce diceva:
«Scostatevi, scostatevi, che io voglio gittarmi abbasso».
Uno dei viandanti corse da un carabiniere che passava per la vicina strada Cedronia, e lo avvertì di quelle strane parole che accennavano ad un folle proposito.
Il carabiniere era in forse se dovesse o no dar peso a quella minaccia di suicidio e salir su per impedire la perpetrazione del crimene, quando la stessa voce si fece novellamente udire e le stesse parole; e quindi una terza volta. Allora il carabiniere non istimò dover frapporre maggiore indugio ad impedire il reato od almeno a sapere se si trattasse di qualche demente sfuggito alla sorveglianza de’parenti. Egli dunque salì al quarto piano, donde la voce era partita; picchiò all’uscio, e domandò chi era quegli che avvertiva il pubblico di volersi gittar giù dal balcone.
Immaginatevi la sorpresa del carabiniere quando seppe che si trattava di un semplice scherzo. Era una penitenza che scontava un giovine della brigata per un pegno pagato ne’giuochi di società che ivi si erano fatti quella sera.
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Un fatto curioso avvenne ieri l’altro nella strada Tribunali.
Passava di costa ad un Caffè una gentil donnetta, di condizioni forse operaia. Un giovinotto salta fuori dal Caffè, abbraccia la giovane e le dà un gran bacio su la guancia. Sorpresa, vergognosa, incollerita, la donnetta fa un chiasso del diavolo: una calca di gente si fa dappresso al Caffè – Che è? Che non è? ‒ Qualche rissa? ‒ qualche ferita? Qualche furto? ‒ Niente di tutto questo. Si tratta di un bacio. ‒ Gli astanti ridono; la fanciulla è rossa come un gambero. Interrogato sul suo folle ardimento, il giovinotto, che non si era fatto né bianco né rosso, risponde:
«È stata una scommessa. Ho guadagnato una lira: non avevo denaro per pranzare questa mattina. Se la ragazza si crede compromessa, io sono pronta a sposarla, purché ella si contenti di maritarsi con un disperatone di primissima forza».
A questa proposta, la fanciulla si pone a ridere; e tutto è perdonato. Ella avea fatto un’opera di misericordia.
Il giovinotto non è brutto. Chi sa! Un bacio dato non è mai perduto!
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Pochi giorni fa, un medico è chiamato a visitare una inferma. Secondo il solito, le tasta il polso, e chiede di veder la lingua.
«Perdinci! ‒ egli esclama – Com’è sporca la lingua! Io credo che ieri abbiate fatto eccessive scostumatezze nel mangiare. Il polso ciò dimostra pur chiaramente».
«V’ingannate, dottore ‒ risponde la povera inferma ‒ Sono due giorni che in casa non ci è stato neppure un boccone di pane».
La misera era inferma di fame.
E viva la Facoltà!
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Un nostro ingegnere avea fatto dei lavori per conto di un maestro falegname. Ad oggetto di essere pagato, l’ingegnere andò a picchiare lunedì mattina all’uscio della casa dell’artiere.
«Ci è il maestro?» chiede quegli.
«Ci è, ma non da udienza in casa – risponde un suo famigliare – Andate all’ufficio».
L’ufficio era la bottega.
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In casa di un ragguardevole personaggio era sere fa un gentiluomo inglese poco pratico della nostra lingua. Cadde la conversazione sul matrimonio in generale, e il figlio d’Albione sosteneva ch’egli non si sarebbe che difficilmente assoggettato al servaggio coniugale, dichiarando essere molto difficile il trovare una donna, su la cui onestà dovesse tacere anche la più temeraria ed avventata maldicenza. Allora, una signora, credendo di mettere l’Inglese nello stato di non trovare obbiezioni, gli disse:
«E se, per caso, vi fossi io proposta per moglie, incontrereste difficoltà a sposarmi?».
L’Inglese non si sbigottì, ma colla flemma britannica rispose:
«Grande onore per me, madama; ma io dover prima esaminare vostro condotto».
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Non si crederebbe che stiamo in mezzo a’cannibali, agli antropofaghi, a’leopardi, alle iene, a’tigri ircani! I ladri non vi presentano più la pistola o il pugnale e vi fanno sentire il famoso La Borsa o la vita; ma essi vi lacerano le carni a brani, così per semplice spauracchio.
Ciò accade appunto nell’anno di grazia 1867, in questa civilissima Napoli.
Al Vico Colonne Largo Orticelli borgo Loreto, Luigi Riccio sarto fu assalito da’ladri alle undici e mezzo di una sera della scorsa settimana; non aveva in tasca che sei soldi, ed un soprabito addosso che la moglie aveva comprato a credito per lire venti. Il povero sarto fece il possibile per non farsi togliere il soprabito non avendone altro; ma i ladri a viva forza glielo tolsero mordendolo alle spalle in modo efferato, si che la carne ne fu crudelmente lacerata e svelta.
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Martedì nelle ore vespertine, un carabiniere che unitamente ad un suo compagno passava pel Vico Gerolomini si avvide che il manico di un revolver usciva dalla tasca d’un calzone d’un capraio che menava le sue capre per quel vicolo.
I carabinieri gl’ingiunsero naturalmente di consegnar loro l’arma proibita, di affidare a qualcuno le capre, e di seguitarli alla questura.
Il capraio, vero brigante, si ostinò a non consegnare l’arma né a recarsi alla Questura. I carabinieri gli si fecero addosso per costringere all’obbedienza il recalcitrante, il quale ebbe la baldanza di assestare varii colpi di mazza su le spalle de’due uomini della autorità, i quali non senza molta fatica e strapazzo riuscirono a menarlo seco loro.
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Il dì 1° del volgente mese, nella ora curiale Chiesa di S. Brigida si avvicinarono al confessionale due signore, madre e figlia, per adempire ai doveri di loro coscienza. Il confessore era un certo P. Giannecchino, religioso de’ Chierici Regolari della Madre di Dio. Il reverendo, invece di ascoltare i peccati della penitente, incomincia il suo interrogatorio, e le domanda chi era stato il suo confessore pel passato; risponde la confidente, essendo stato il già rettore di quella Chiesa sac. Antonio Pandullo. Non appena udito questo nome, quasi fosse stato quello di Satana, il nuovo confessore prorompe in tali grida, escandescenze ed rimproveri, che furono uditi da tutti gli astanti in quella Chiesa; e tanto fu lo scandalo e la vergogna che le due povere donne ripiene di confusione e piangendo furono obbligate di ritornare alla propria casa.
. FRANCESCO MASTRIANI