Lunedì a sera, nel terzo Reale Educandato a S. Patrizia, all’occasione dell’onomastico di quella direttrice signora Arrigoni, vi fu una piccola festa, come si direbbe, di famiglia fra quelle alunne. Vi fu musica, canto, declamazione e ballo. – In quanto ai pezzi per pianoforte, se furono molti, non furono male scelti. Piacquero specialmente i due cori; l’uno dei quali con musica del M. Reintroph. Si distinsero nel canto le signorine Almanza e Caso; nel pianoforte le signorine Crescenzi, Carlotta Biagi e Folinea; nella declamazione le signorine Federici, Francesca Biagi, che declamò in francese con ottima pronuncia, Volpe, Trapani e di Donato. Il balletto, diretto dal M. Pinzuti, venne in seguito ad una specie di piccolo dramma svolto in quattro dialoghetti, di nostro fratello Giuseppe, professore di lettere in esso Educandato; nei quali dialoghi egli volle rappresentare le quattro età, cioè la infanzia, la fanciullezza, la giovinezza e la virilità. Nell’ultima scena la signorina Federici rappresentò la donna circondata dalle noie, le quali le vengono togliendo tutte le illusioni e le utopie della prima età. L’autore fece che con le noie, rappresentate da sette alunne, s’intrecciassero i piaceri e menassero carole insieme. Una discretissima orchestra accompagnò il ballo, che si protrasse fino alla mezzanotte con piacere e sollievo di quelle care fanciulle. Invitati furono solo i parenti prossimi, purché non giovani, delle alunne, ed i professori del collegio.
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Un nostro parente, tornando dalla Riviera di Chiaia per andare a Capodimonte, trovò nientemeno che venti Omnibus che calavano, e nessuno, nessunissimo che scendeva. Si potrebbe provvedere un poco a questo?
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Le acque cadute nel mattino di lunedì furono cagione di gravi disastri. Una carrozza-omnibus fu travolta nella famosa lava dei vergini unitamente al disgraziato conduttore, che, per ricoverarsi dalla dirotta pioggia rasi cacciato nello interno del carrozzone, donde non poté più trarsi fora. Il cocchiere ebbe l’agio di salvarsi, arrischiandosi a gittarsi dal suo seggio quando non ancora il torrente era divenuto un fiume allagante. E pur deplorabile cosa che nel bel mezzo della strada di popolosa città scorrano torrenti devastatori. Come non si è ancora provveduto a deviare il corso della terribile lava che si addimanda dei vergini?
Durante lo stesso temporale, un fanciulletto di sette anni fu colpito e morto dal fulmine nella chiesa di S. Agostino degli Scalzi.
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Mercoledì, per alterco nato tra due giovani a causa d’interessi di giuoco, come dicesi, l’un di loro pugnalava l’altro, che spirava nel Vico Carrozzieri a Toledo. Il cadavere rimaneva colà per circa tre ore.
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Abbiamo ricevuto un opuscolo col titolo Risposta in difesa del corpo degli impiegati del Dazio Consumo alla relazione della commissione municipale d’inchiesta. Senza entrare nel merito della difesa, che non abbiamo avuto il tempo di percorrere che sommariamente, non possiamo non lodare il pensiero che si ebbero gl’impiegati del Dazio Consumo nel difendere la propria causa contro le accuse della Commissione. Avremmo pertanto avuto a cuore che nella detta Difesa si fosse fatto un cenno dell’articolo da noi pubblicato pochi mesi or sono in questo periodico per redarguire le accuse scagliate dall’on. Cappellari contro la classe degli impiegati meridionali dell’Amministrazione delle Dogane.
Domenica scorsa si pubblicò il primo numero del nuovo giornaletto La Zanzara, già da noi annunziato. A giudicare da questo primo numero, abbiamo motivo di congratularci con la compilazione del nuovo periodico.
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Abbiamo letto con viva premura un opuscolo recentemente venuto a luce in Castellammare, col titolo La condizione giuridica dello Straniero, dissertazione di Saverio Tutino. L’autore, giovine avvocato, con sano criterio e con sodi argomenti svolge la quistione nella sua parte razionale, storica e positiva, prendendo a base del suo dotto ragionamento il principio incontrastabile della solidarietà della umana famiglia.
Invitiamo a leggere questa elaborata monografia tutti quelli che s’occupano di quistioni giuridiche.
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Dalle Puglie e dalla Sicilia giungono sempre più confortanti notizie sullo stato sanitario.
Nelle nostre vicinanze il colera non fa grande progressi, e si mantiene in piccole proporzioni. Speriamo che tra breve il morbo asiatico sparirà del tutto.
La condizione sanitari di Roma prosegue ad essere la medesima dei giorni passati. Il colera ci è; ma, la Dio mercé, non aumenta. I Romani sempre spiritosi; fanno correre il seguente epigramma: Non abbiamo il colera, ma il morbo nero.
FRANCESCO MASTRIANI