Lo spettacolo straordinario dato al Fondo mercoledì sera, e da noi annunziato nel num. passato, riuscì graditissimo al pubblico. Lo spettacolo si aprì colla commedia in un atto di E. Scribe col titolo Il Duca di Richelieu. Benché questa commedia non sia delle più felici del famoso scrittore francese, pure divertì il pubblico, la mercé della buona esecuzione, da parte specialmente della signora Trivelli. Peccato che questa valente artista sia alquanto monotona nella sua maniera di recitare! – L’aria del Ballo in maschera, cantata a pianoforte dalla giovane artista lirica signorina Elisa Mancini ci die’occasione di ammirare in lei la precisione del canto accompagnato da uno squisito sentimento. – Poco appresso che avevamo applaudita la Mancini come egregia cantante, ella ci pose l’occasione di ammirarla come valorosa pianista nel gran pezzo concertato ad otto mani di due fantasie, l’una sull’Ernani e l’altra su i Lombardi, suonato contemporaneamente su due pianoforti, composizione del maestro Fischietti, ed eseguito dalle sorelle Elisa ed Ernestina Mancini e da’signori Siri e Bisaccia figlio. Questo fu il pezzo più acclamato dello spettacolo; ed, in verità, pochi pezzi per pianoforte furono meglio ispirati e con maggior valore eseguiti. Il pubblico volle risalutare con vivi applausi i quattro giovani pianisti; e volea parimente veder sul proscenio l’autore del pezzo; ma questi era in un palco a prima fila, siccome additò la gentile Elisa Mancini – Nella nota commedia in un atto dal Giraud col titolo I Gelosi fortunati i due preclari artisti Ernesto Rossi e la Trivelli ebbero l’abilità di ravvivare una commediola che è poca in sé stessa, e che senza una perfetta esecuzione languirebbe per povertà di concetto e per situazioni un po’stiracchiate.
–. Dopo questa farsa, l’Elisa Mancini cantò la sublime cavatina della Semiramide, Bel raggio lusinghiero. E questo fu un altro trionfo per la Mancini, dappoichè ella ebbe campo di farvi mostra di quella perfetta scuola del vero canto italiano, il cui tipo si va perdendo tra noi pel genere delle nuove musiche che oggi invadono i teatri italiani. A poche cantanti è dato oggidì l’eseguire alla perfezione le fioriture, le difficoltà e le agilità delle musiche rossiniane. Il pubblico applaudì e chiamò all’onore del proscenio la valente esecutrice. La quale volle eziandio dare un saggio della sua abilità nell’arte della declamazione, recitando la bella e commovente poesia Le due Madri. E questo saggio riuscì felicissimo; e la giovane cantante si mostrò non meno abile e intelligente artista drammatica – Il monologo Un dente sotto Luigi XIV, eseguito dall’artista Salvator Rosa, riuscì alquanto freddo, nonostante la nota abilità dell’attore.
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Mercoledì sera, dirimpetto all’ultima porta dei Granili fu estratto dal mare un cadavere in tale stato da non poter essere riconosciuto.
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La cronaca settimanale de’furti e degli arresti in flagranza di simili reati seguita ad offrire qualche cosa di affliggente per paese.
Un furto considerabile fu commesso nel magazzino del negoziante de Napoli da’ladri che s’introdussero nel Banco del lotto al palazzo del Nunzio, e che tentarono, rompendo il soffitto della bottega, penetrare al primo piano dov’è il negoziante di generi di moda Giuseppe Bellet.
Maddalena Pagano, Vincenzo Avitabile, Marcellino Porcellana, Busino Francesco, Vincenzo Tramontano ed altri vennero arrestati dalle guardie di P. S. in atto che tentavano di rubare o di scassinare.
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In un teatro di provincia rappresentavasi tempo fa Il Ballo in maschera. L’impresario avea ricevuto quella sera stessa un regalo di capponi, che (non avendo dove riporli provvisoriamente) pensò di alloggiare durante lo spettacolo sul soffitto del proscenio. Ora, egli avvenne che, nel momento del maggior silenzio, in su la fine del pezzo della preghiera cantato dalla prima donna, un coro di Chicchiricchì si fe’ udire dall’alto, coro umoristico che il maestro Verdi non si era mai sognato di scrivere per chiusura di quel pezzo, e che riuscì d’un effetto maraviglioso, esilarando la milza di tutti gli attoniti spettatori.
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Martedì mattina, il signor Lorenzo A…, giovine gentiluomo ammogliato da otto giorni e valente scrittore di articoli di scienze economiche e sociali, era tutto inteso a scrivere.
La sua leggiadra e cara sposina, di fresco levata di letto, si accosta al suo giovine sposo, gli dà un tenerissimo bacio in fronte, e gli domanda con un sorriso da sedurre i più casti angioli del paradiso:
«Che cosa scrivi, amor mio?».
«Un indirizzo al nostro parlamento nazionale per una proposta di legge sul DIVORZIO» risponde il signor Lorenzo rendendo il bacio alla gentile sposina.
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Si sono fatti degli arresti di cittadini che si divertivano al giuoco della tombola dichiarato illecito ed immorale. Aspettiamo di veder arrestati tutti quei gonzi che si divertono al giuoco immoralissimo del pubblico lotto. Ci pare che ciò sarebbe più logico.
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Finalmente il nostro bel cielo si è degnato di darci un poco di acqua. Esso è stato più misericordioso del municipio. Finalmente, la bella stagione sta per levarci l’incomodo; e facciamo voti che presto vengano i nembi, le piogge, i venti, le bufere e le inondazioni, che sono sempre preferibili ai 30 gradi di calore, di che siamo stati allietati.
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Nella locanda num. 15 della strada Carriera piccola a Porta Nolana, il farmacista Prospero Scherini da Brescia, per gravi disturbi e dissenzii in famiglia, si avvelenava ingoiando dell’aceto di morfina. Tra gli atroci spasimi dell’avvelenamento egli tentava di scrivere, ma non poté; e appresso a qualche ora spirava, a malgrado di tutt’i più efficaci soccorsi dell’arte medica.
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L’Idillio Campestre in 4 atti e in versi di Leopoldo Marengo col titolo Celeste, dato in su le scene del teatro Fiorentini, ha incontrato il pubblico favore, e si è rappresentato per quattro sere.
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Mercoledì sera, lo spettacolo a beneficio delle figlie operaie del popolo dato su le scene del Giardino d’Inverno fu animato da numeroso concorso.
Non sapremmo abbastanza lodare il nobile pensiero che fe’nascere questa accademia, alla quale presero parte varii soci della Filarmonica Vinci e la compagnia Filodrammatica l’Emulatrice diretta dal signor Guglielmo Folliero de Luna.
Tra gli egregi dilettanti dobbiamo fare particolare onorevole menzione della signorina Geremia Ruggiero, che cantò due arie rossiniane con somma artistica valentia. Ella ha bella voce, intelligenza dell’arte, buona scuola e squisita tempra d’animo.
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Il signor Dionisio Macarico, appendicista di un giornale politico di Genova, scriveva pochi giorni sono:
«Che cos’è questo miscuglio di DON PASQUALE? – Un lavoro senza inspirazione, una pallida copia, anzi sbiadita, del BARBIERE DI SIVIGLIA. È un centone di arie, di note musicali, messe insieme con un poco d’arte, ma che non hanno intimo nesso tra loro».
Che ne dite, signori lettori, di questo giudizio del signor Macarico? È una gemma di critica, che basterebbe a rendere immortale il Don Pasquale, se già non fosse.
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La sezione Chiaia ha fatto una razzia di oziosi, vagabondi e sospetti ladri, arrestandone 10, e la sezione Stella 5.
Come borsaioli colti più o meno nella flagranza furono arrestati Vincenzo Jovine di anni 13, recidivo; Silvestri Francesco, venditore di carne cotta; Mormile Ferdinando, Maffei Carmine, Costigliola Luigi e Sorrentino Raffaele.
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L’altro giorno moriva improvvisamente nella sezione Montecalvario un noto vampiro, nel mentre si beava alla vista del suo cassettino.
Non facciamo comenti.
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Il colera si mantiene in cifre miti e poco inquietanti, benché in questi ultimi giorni siasi notato un leggiero aumento dei casi e di morti. Il municipio mostra la più colpevole indifferenza per la pubblica salute; la sordidezza siede regina su le vie di Napoli. O padri della patria, abbiate misericordia di noi.
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Signor Vice-Sindaco della Sezione Avvocata, abbiate la compiacenza d’ incomodarvi un momento ed affacciarvi sul fondo Avellino alla salita di Tarsia. Se non sarete colpito da asfissia per le odorose emanazioni che di là partono, vuol dire che avete i nervi olfattori di ferro fuso. La latrina generale della Sezione è aperta in quel sito. Pensate che ci è il colera.
Non ristaremo dal pregarvi finchè non avrete provveduto.
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Pubblichiamo con piacere le due seguenti lettere, che risguardano la cooperazione alla Proposta-Morelli sulla emancipazione della donna:
Egregio Signore
Memore degli articoli da Lei inseriti nel Giornale della Domenica sulla riabilitazione della Donna agli esercizi dei proprii diritti, il Comitato sottoscritto, dietro il Programma d’invito alle Donne per l’Emancipazione, si fa un pregio inviarle copie del Progetto Morelli, che, unito al tema di scheda, le daranno occasione di argomento novello onde elevare difesa a nostro prò, ed in contempo appoggiare l’assunto.
Fiduciose nel bell’ingegno di Lei, che saprà fruttare novello obbligo a noi di gratitudine, le porgiamo i nostri saluti.
Napoli 9 Agosto 1867
Per Mandato
GIULIA CARACCIOLO CIGALA
All’Egregio
Cittadino Giuseppe Antinori
Chiarissima Signora
Nel ricevere le copie del Progetto Morelli, riguardante la reintegrazione della donna alla vita indipendente della libertà, sento il dovere di ringraziare la benemerita Società da lei presieduta, per essersi ricordata di tanta importanza.
Il concetto della emancipazione della Donna è stato sempre il sogno prediletto di quanti amano davvero il perfezionamento della vita umana, nella via della giustizia e della libertà. E se io impresi sempre a chiarire questo gran tema sociale colla luce della ragione, mi fu imposto dal dovere di uomo e di cittadino di una patria che non potrà mai elevarsi al livello della vera civiltà, senza l’abolizione completa della degradante schiavitù delle bianche. Quindi, grazie infinite per la buona memoria di codesta generosa società, e per le parole lusinghiere con cui ha voluto onorarmi senza miei meriti.
Ai nobili saluti di sentita fratellanza poi, per ora non posso che rispondere commosso con tutta la riconoscenza del cuore – in seguito procurerò, per quanto mel consentono le forze, di ritoccare la quistione per sommi capi, e svolgerla ampiamente innanzi al tribunale della pubblica opinione.
Accettate, Chiarissima Cittadina, i sensi della mia profonda stima e devozione e credete ora e sempre
Napoli addì 10 Agosto 1867
Al Vostro Affez. Fratello
GIUSEPPE ANTINORI
All’Egregia
Contessa Giulia Cigala
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Pochi giorni fa, un mercante in via Toledo suona il campanello del primo piano del palazzo, di cui egli occupa una bottega, e chiede di parlare al sig. B…, pigionale del detto primo piano.
Il signor B…, negoziante, ordina al domestico di lasciare entrare il mercante.
«Scusi, Signore, se io vengo ad incomodarla».
«A che debbo servirla?».
«Vorrei che la S. V. avesse la bontà di farmi vedere la stanza di questo quartiere che corrisponde alla mia bottega».
«Per qual motivo?».
«Il motivo è semplicissimo. Oggi che corre di moda di fare dei buchi nei palchi delle botteghe per penetrare nelle stanze di su e rubare tutto ciò che ci è di meglio, vorrei dare un’occhiata alla detta stanza che risponde sul mio magazzino per assicurarmi che non ci è nulla che possa adescare la cupidigia dei comunisti. Spero che la S. V. non ci tenga la cassa in quella stanza; altrimenti la tolga subito, imperciocchè non voglio rischiare di essere arrestato come sospetto di ladrocinio, dopo di essere stato io per lo primo rubato di quanto posseggo nel mio magazzino».
FRANCESCO MASTRIANI