Si avvicina la stagione teatrale. L’impresa di S. Carlo ha già messo fuori fin da un mese fa il cartellone d’appalto, chE ci promette mirabilia. Il teatro Bellini farà grandi cose e, ha scritturato celebrità, che nissuno conosce. I teatri di musica si apriranno questa volta tra gli applausi, le ovazioni, i fiori, i lauri e le ghirlande. I lauri oggi sono all’ordine del giorno, e si dispensano più o meno gratis alle prime donne, alle ballerine… ed a’cuochi. Le lagrime mi vengono agli occhi pensando alle tenerezze che ci saranno. Che piacere sarà per me il contemplare i be’garretti delle danzatrici e tante e tante altre belle cose che formano la mia particolare ammirazione! Potessi almeno in questo frattempo essere presentato in casa di queste dive della scena da qualche amico dell’amico! Eh! questo bene non mi è conceduto! Vorrei anch’io sfoderar sonetti a bizzeffe, colla coda e senza; anch’io vorrei contendermi la gloria d’una copia de’ritratti fatti da de Crescenzo; anch’io vorrei aspirare alla conquista… d’un sorriso, d’una stretta da mano, d’un invito a pranzo! Oh come debb’essere saporoso il pranzo d’una celeberrima! che allegria! che ebbrezza! che poesia! Ho deciso! mi farò presentare a rischio di far la figura d’Icaro o d’Issione. Poco monta! purché io abbia la felicità di contemplare quei cari volti che rapiscono… i cuori e i marenghi.
Intanto, che faremo in queste serate in cui S. Carlo non è aperto? Ho risoluto; voglio divertirmi seriamente; mi metterò a leggere un trattato di agronomia, ovvero una tornata del Consiglio Municipale od una tornata delle Camere legislative francesi, o uno de’ comenti sulla Divina Commedia, ovvero Le avventure di Telemaco o le novelle di Arnaud o le Quattro Stagioni di Thomson. Sfido io a trovare una lettura più divertevole! No, ho pensato meglio; voglio mettermi a giuocar la scopa con mia moglie a due centesimi la partita o, meglio, il tressetti senza interessi co’pigionali del palazzo dov’io abito. Eh, che ne dite? Anzi, or che ci rifletto, sceglierei la tombola se il governo non l’avesse posta tra i giuochi immorali. Che peccato! un giuoco così divertevole, massime quando ci è un bello spirito che svela l’oggetto che quel numero rappresenta nella smorfia! Non si può inventare un divertimento maggiore!
Ma, per bacco, ad ogni modo, in un paese incivilito come Napoli ci è sempre il mezzo di spender bene la serata. Andate a fare qualche visita. Due o tre ore ve le sentirete scorrere come piombo fuso ne’reni! E soprattutto scegliete quelle case dove sia una ragazza che faccia all’amore, una mammà che parli del suo gatto, della sua serva e dell’ingegno mostruoso di Tetillo, ed un papà che voglia ragionare di politica!
E poi, se anche non si volesse andare in nessun luogo, non abbiamo il nostro bel cielo? Ci facciamo una passeggiata, e tutto è finito, e le ore passeranno da Chiaia a Toledo e viceversa, e non le vedete passare… perché passeranno in omnibus, in carrozzella, sotto l’ombrello, avvolte nei tabarri, infangate fino alla schiena, e assiderate d’umido e di freddo!
Insomma, ci sono tanti modi di passare la serata, ch’io non saprei a quale dar la mano dritta. Mi confondo nella scelta, e finisco coll’adottare il più semplice, il più naturale, il meno incomodo, il meno dispendioso, il più sicuro, il più igienico, il più confortante… Mi coricherò a un’ora di notte, e, per conciliarmi il sonno presto presto, mi metterò a leggere le discussioni parlamentarie su l’Asse ecclesiastico.
FRANCESCO MASTRIANI