Programma di concorso
L’Associazione Italiana promette un premio di L. 5000 all’autore del miglior libro popolare che risponde alle condizioni espresse nel seguente programma:
L’Associazione nell’aprire questo concorso intende di veder soddisfatto piuttosto un bisogno morale della nazione che un desiderio della pedagogia popolare. Non si vuol negare il fatto doloroso della molta ignoranza delle moltitudini in Italia: ma bisogna pur convenire, che la nostra negghienza nel più dei casi trova maggior ragione nel non volere che nel non sapere. Pochi fra noi hanno fede in sé stessi, e sanno trarre da questo sentimento quella virtù operativa, la quale altrove produce i miracoli dell’azione individuale che è il fondamento dell’azione collettiva.
Questo malessere morale, che in Italia si traduce in una povertà umiliante di produzione materiale e intellettuale, nella prevalenza continua della parola al fatto, dalla teoria superba e sterile alla pratica umile e fruttuosa, ha bisogno di rimedio pronto ed efficace.
Destare il sentimento della dignità; innalzare il lavoro anche il più umile sopra gli ozii infingardi, signorili e plebei; mettere a riscontro le gioie serene della famiglia colle ebbrezze e i tardi rimorsi del vivere scioperato; porre in mostra tutto quello che innalza il carattere e nobilita l’umana natura; all’insegnamento che nega e dissolve, sostituire quello che afferma ed unisce; in luogo dell’ipocrisia destare la sincerità dell’affetto, e combattere in tutte le sue forme il mal genio della volgarità che oggi tiene in campo, sembrano altrettanti fini che deve proporsi tra noi lo scrittore di un libro popolare veramente utile. E, come i fatti persuadono meglio degli argomenti di ragione, alla sana dottrina dovrebbero soccorrere gli esempi tratti dalla nostra storia nazionale, e dalle vite di quegli uomini che seppero divenir illustri e benefici, comunque avessero a combattere le difficoltà della umile condizione in cui nacquero.
La natura italiana, così ricca nelle sue manifestazioni, offre molti e splendidi esempi di ciò che possa un forte volere aiutato dalla bontà del fine, per, vincere la povertà dei mezzi. Quando i Veneziani e i Genovesi tenevano in mano il commercio dell’Oriente, e i Fiorentini creavano il meccanismo del credito sulle piazze di Francia e d’Inghilterra; e tutto questo svolgimento materiale era operato in mezzo ad una cultura di lettere e d’arti che forse il mondo non ha mai vista l’uguale; sicuramente l’intelletto italiano non si vaporava in vane polemiche, né l’operosità era limitata al bisogno del pane quotidiano. Non è da credere che questa nobile natura dei nostri padri sia tanto in noi tralignata, da rendere fatalmente necessario quest’ozio querulo, che di tutto si lamenta perché nulla sa fare.
L’Inghilterra, che per certo non aveva i nostri bisogni, ha pur trovato un potente eccitatore delle classi operaie nel libro di Samuele Smiles, il quale mostrò al popolo inglese che non solo l’uomo tanto può quanto sa, ma che spesso tanto può quanto vuole.
L’Associazione italiana vorrebbe per via di questo concorso ottenere a benefizio del popolo italiano un libro di ugual valore. Come questo libro sia da farsi, essa non vuol dire per minuto. Ne accenna lo scopo in termini generali, ma in tutto il resto se ne rimette agli scrittori che risponderanno al suo invito: i quali, studiando le condizioni del nostro popolo, e ancor più le miserie morali del nostro tempo, cercheranno i mezzi più adatti per rendere agl’Italiani la condizione di sé stessi, e con esso il sentimento del dovere, la dignità del carattere e l’operosità perseverante e virtuosa. Le tradizioni nazionali, cercate con diligenza ed affetto, possono offrire un tesoro di utili eccitamenti al bene, efficacissimi sull’animo dell’operaio e del contadino; perché in Italia tutto nelle origini è popolano, e tutte le nostre glorie più pure dalla religione e dalla civiltà derivano, virtù educatrice più potente d’ogni insegnamento.
Il concorso è aperto a tutto il settembre 1868. A quel tempo i manoscritti dovranno essere inviati a Firenze alla Segreteria dell’Associazione, ciascuno contrassegnato con un motto che sarà ripetuto in una lettera sigillata ove sarà scritto il nome dell’autore. Ogni manoscritto per essere ammesso al concorso dovrà dar materia almeno per 300 pagine di stampa in 8vo piccolo. Prima dell’agosto 1868, sarà detto pubblicamente quali e quanti saranno i giudici del concorso. Oltre il premio al miglior lavoro che ne sia degno, si concederanno anche menzioni onorevoli ai lavori di merito minore. L’autore premiato avrà sei mesi di tempo a stampare il libro; se non trova editori, l’Associazione lo farà stampare per suo conto.
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Firenze, 27 Giugno 1867.
Il Segretario – A. Mangilli
Il Presidente – M. Tabarrini