LA MISERIA IN NAPOLI

 

         

Questa edizione è in possesso degli eredi Mastriani

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    Scritta originariamente per il giornale «Il Pungolo» e ispirata da le Lettere Meridionali di Pasquale Villari, La miseria in Napoli, apparsa in volume nel 1877, è la prima vera inchiesta nella storia del giornalismo italiano. Indagine che Jessie White Mario realizzò analizzando la società napoletana in tutti i suoi aspetti, descrivendo i bassi, i brefotrofi, gli ospizi, le carceri, popolati da un’umanità reietta, malata nel corpo e nello spirito, costretta dalla fame e dall’ignoranza alla prostituzione ed alla criminalità. Un’umanità che, qualora voglia dignitosamente sottrarsi alla degradazione ed al delitto, risulta sostanzialmente abbandonata a se stessa. E ciò accade paradossalmente nonostante una rete assistenziale fatta di «349 Opere pie: Congregazioni, Diaconie e Confraternite a cominciare dall’Albergo dei Poveri, nel quale ogni tre poveri si mantiene un impiegato». Oltre ad essere un’appassionata denuncia, questo saggio è un prezioso contributo per comprendere le ragioni storiche e sociali dell’endemica situazione di povertà a Napoli e nel Mezzogiorno, ma soprattutto vuole offrire un motivo di riflessione per porvi rimedio, sostenendo da un lato la necessità, da parte dello Stato italiano, di arginare lo strapotere del clero, dall’altro di tenere conto delle iniziative istituzionali e delle leggi europee, opportunamente adattandole al contesto nazionale. [1]

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[1] Nota in seconda di copertina

   Nella PARTE TERZA  del saggio, intitolata  PROPOSTE E TENTATIVI FATTI PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI NAPOLI; nel Capitolo I. Bibliografia, a pag.133, la scrittrice scrive su Francesco Mastriani:

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  « I romanzi di Francesco Mastriani sono degni di ristampa in una edizione popolare.

    « L’Inghilterra deve non poche riforme alla meritata popolarità e alla gran divulgazione dei romanzi del Dickens. Questo elasticissimo ingegno, che abbiamo perduto recentemente, nato dal popolo, figlio d’un macellaio, visse fra il popolo e scrisse la iliade del suo dolore e della sua miseria. Narrava storie vere, cambiando soltanto i nomi, indicando le oppressioni dei ricchi e degli uomini in autorità, con tale precisione da renderli riconoscibili; provocò molte ire e dispetti da una parte, ma pervenne alla sua meta. Il Little Dorritt racconta le sofferenze e le tristi conseguenze delle prigioni per i debitori, e tali prigioni furono abolite.

   Si può dire che ogni romanzo del Dickens produsse l’abolizione dei mali indicati in esso.

   « Il Mastriani finora non ebbe altrettanta fortuna; ma egli ha adoperato lo stesso sistema. Nei suoi romanzi avete i fatti e la storia della camorra, del lavoro mal pagato, della miseria del popolo, dell’infanticidio (non sappiamo chiamarlo con più dolce nome) che succedeva nel Brefotrofio, dei delitti perpetrati e dal vizio propagati nelle carceri, delle cause, effetti e costumi della prostituzione. Egli non cade mai nel difetto, prevalente tra gli studiosi di questioni sociali, di additare i ricchi come tutti crudeli e indifferenti ai mali del povero, né vi dipinge i poveri come tanti santi e vittime. Addebita alle due classi i veri e propri difetti, e indica i mali che ne derivano; propone molti rimedii, e in ogni suo libro trabocca la vera pietà per i sofferenti.

    « Chi vuole apprezzare i lavori del Mastriani deve prima veder Napoli, poi leggerli; se no, chiuderà i suoi libri, dicendo : ‒ Queste sono esagerazioni di romanzieri, sogno di rivoluzionario. ‒ Ma dopo aver visto coi proprii occhi esclamerà mestamente: ‒ Pur troppo egli ha scritto la verità, null’altro che la verità, ma non tutta la verità!».

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   …….. JESSIE WHITE MARIO

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   JESSIE  JANE MERITON WHITE coniugata MARIO (Portsmouth, 9 maggio 1832 – Firenze, 5 marzo 1906), fu una reporter anglo-italiana, inviata del Daily News in Italia, nel 1856 su sollecitazione di Mazzini, che la soprannominò  «la Giovanna d’Arco della causa italiana» o Miss Uragano, iniziò la ricerca di fondi per la causa italiana. Coinvolta nei moti di Genova, fu arrestata il 14 luglio 1857 e imprigionata nel carcere di Sant’Andrea con l’accusa di essere tra gli organizzatori della spedizione di Carlo Pisacane nel Sud d’Italia. Rilasciata il 14 novembre sposò poco dopo a Londra lo scrittore e patriota Alberto Mario che aveva conosciuto in carcere e con il quale si trasferì a New York. Ritornata col marito in Italia nel 1859, partecipò come infermiera alle imprese garibaldine, alla spedizione dei Mille ed alle successive campagne di Garibaldi del 1867 e 1870 in Francia. Pubblicista e saggista di vaglia, ardente mazziniana e unitaria intransigente, fu sempre attenta alle dinamiche sociali. Oltre a La miseria in Napoli, ha lasciato molti libri tra cui I garibaldini in Francia e le biografie di alcuni protagonisti del Risorgimento come Mazzini, Garibaldi, Cattaneo e Bertani.

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