Nonostante i nostri particolari reclami al signor Vice-Sindaco dell’Avvocata, non ostante le vive istanze fattegli dalla Commissione Sanitaria municipale, il fondo Avellino alla salita Tarsia seguita ad essere quell’ammasso di puzzolenti ruine che è da parecchi mesi. Aggiungi ch’esso è divenuto anche un campo di battaglia; e giovedì, nelle ore vespertine, fummo testimoni di tale conflitto avvenuto tra gli scioperatacci che colà si recano ne’dì festivi per abbandonarsi a’giochi delle pallottole o delle piastrelle, che tutti i bassi di quel rione furono costretti a rinchiudersi per lo spavento. Noi non sappiamo più a quale santo rivolgerci per ispetrare l’animo del signor Vice-Sindaco e muoverlo a pietà degli abitanti di quella contrada. Le nuove costruzioni a cui si dà mano in quel maledetto fondo ne hanno fatto una cloaca delle più pestifere ed un ricettacolo di oziosi e peggio. Noi, che abbiamo la disgrazia di abitare al primo piano, quasi terreno, del palazzo Russo, non possiamo più né dormire pel frastuono che gli operai vi fanno talvolta fino alle quattro dopo la mezzanotte, come avvenne giovedì a notte, né mangiare per la nausea che la puzza arreca a’nervi del nostro stomaco. Questa è l’ultima volta che rivolgiamo le nostre preghiere al signor Vice-Sindaco; chè, se non saremo intesi, scriveremo, non già al signor Sindaco che occupandosi degli affari della Mecca non ha tempo di pensare a’nostri guai, ma bensì a Firenze, dove speriamo che si faccia giustizia a’nostri reclami.
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Un signore, che ha forse i nervi olfattori un poco più sensitivi di quelli de’nostri Consiglieri Municipali, passando per un vicoletto della nostra sezione, si abbatté giorni fa in un popolano che, accovacciato a terra, era in atto di svolgere la catastrofe della digestione. Quel signore, voltosi con cipiglio al popolano, gli disse:
«Se io fossi qualche Autorità del paese, farei applicare cinquanta nerbate sul diretano di chiunque si permetta di soddisfare a’bisogni di natura in su i canti delle pubbliche strade».
«Sarebbe più giusto – rispose il popolano – che delle 50 nerbate, 25 ne vengano applicate sul diritano di chi non pensa a provvederci di cessi pubblici o privati. Pretendereste che ci conservassimo nei calzoni la roba nostra?».
Quel signore trovò che l’osservazione del popolano era giustissima.
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Francesco Salvatore, noto ladro e camorrista, e Vincenzo De Filippo, contravventore all’amministrazione, furono arrestati nell’atto che davano la caccia a’fazzoletti ed altro che trovavano nelle tasche de’passeggieri nella sezione Porto.
Venne arrestato come ladro Dentale Francesco, reduce dal domicilio coatto.
Fu arrestato Sellone Pietro, complice di un tentativo di furto con iscassinazione a danno di Francesco Sacco.
Perché incettatore di oggetti furtivi fu arrestato Baucci Raffaele.
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La bella stagione seguita a fregarci con un caldo ostinato; sembra che il nostro cielo voglia imitare la cocciutaggine del nostro Municipio. Siamo al 21 di settembre, ed è proprio come se ci trovassimo al 21 di luglio. La felicità ci perseguita in tutto e per tutto. Speriamo che il bel cielo di Napoli si muova a compassione di noi, e ci rinfreschi con qualche secchia d’acqua.
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Il principe egiziano Alì Pascià ha dato la somma di duemila lire per le famiglie danneggiate dal colèra in Italia.
FRANCESCO MASTRIANI