Perocchè ci occorreva fare alcune ricerche storiche, ci recammo mercoledì mattina verso l’una in sulla Biblioteca nazionale per avere fra le mani il libro di cui avevamo bisogno. Munitici del passaporto che suolsi consegnare in sul primo ingresso, entrammo a sinistra dove si distribuiscono i libri, per farci consegnare quello che avevamo scritto sul cartellino. Nessuno impiegato era al suo posto, tranne un giovane bibliotecario seduto ad un’ampia scrivania, incaricato di segnare i libri che vengono chiesti. Ma nessuno di quelli che sono incaricati di andare a prendere i volumi ai richiedenti era visibile. Aspettammo una buona mezz’ora; e, se quel giovine bibliotecario non si fosse mosso dal suo posto per andare a pescare una di quelle tartarughe che si erano annidate nell’interno della biblioteca per farsi comodamente un sonnellino, ce ne saremmo tornati con le pive nel sacco senza aver fatto alcuna ricerca. Noi chiediamo al Direttore della Biblioteca nazionale l’indenizzo della mezz’ora che abbiam perduta; e siamo apparecchiati a chiederlo anche per le vie giudiziarie. Noi perdoniamo facilmente a quelli che ci rubano la borsa; ma siamo inesorabili contro quelli che ci rubano il tempo.
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Cinque birbaccioni, Olivieri Luigi, Barbangelo Luigi, Somma Michele, Orlando Vincenzo e Fedele Giovanni, giovedì nelle ore p. m. fintisi usciere, creditore, testimoni e scrivani, si recarono in casa di Rosa de Luigi, per fare un sequestro a tal Luigi Barbangelo che dicevano dovesse abitare proprio nella casa di lei.
Se non che, arrivate opportunamente alcune guardie di P. S. ed avendo quei tali dato risposte equivoche alle interrogazioni loro fatte, furono arrestati; e passeranno a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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Un vuoto di 130 mila lire è stato scoperto nella cassa dei depositi e prestiti del Banco di Napoli. L’Autorità di Pubblica Sicurezza ha fatto immediatamente arrestare l’impiegato di quell’ufficio A. G. Dicesi che il G… abbia subito confessato il vuoto da lui fatto.
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Domenica mattina, una commovente religiosa cerimonia aveva luogo nel tempio di S. Giovanni Maggiore. Le alunne della egregia istitutrice Emilia de Martino ed altre giovanette erano cresimate da S. Em. il Cardinale di Napoli. In tale solenne occasione quelle gentili fanciulle recitavano parecchi componimenti allusivi alla sacra cerimonia. L’Istitutrice faceva dono al porporato di un gran quadro, ricamato da lei stessa, e rappresentante il ritratto di lui.
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La celebre Ristori si ripresentò ieri sera al nostro pubblico su le scene del nostro massimo teatro nella produzione col titolo Marianna. Essa era fiancheggiata dai migliori artisti di prosa che sono di presente in Napoli. È superfluo il parlare della festosa accoglienza fattale dal pubblico.
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Le pianiste si succedono come le onde del mare nella galleria dello stabilimento balneario di Cannavacciuolo alla Villa Nazionale. È davvero un piacere, una meraviglia, un incanto; il rispettabile pubblico partenopeo acquatico è sollevato dalle melodie di quelle sirene da’lunghi mazzocchi. O pianoforte, matricolato ruffiano, quanti servigi tu rendi al bel sesso!
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«Dove vai così presto, colomba mia?» dimandava il signor C… alla sua metà, che ha certi occhi assassini e un nasetto malandrino che sembra aspirare tutte le voluttà del creato.
«Vado a bagnarmi» rispondeva costei mettendo mettendo quasi su la punta rialzata del nasino una croccandella che fingeva di essere un cappellino.
«A che ora ritorni?».
«Verso le due».
«Ti raccomando di non indugiare; perché ti assicuro, colomba mia, che quando trascorre l’ora del mio desinare, il mio stomaco soffre delle stirature…».
«Non dubitare, cuor mio; non tarderò più delle due».
I due coniugi si accomiatarono con un bacio: era questa un’arcadica loro consuetudine.
All’una e mezza, il sig. C… era rientrato in casa. Passano le due, le tre, le quattro!…
La colomba non torna nell’arca col ramo di ulivo nel becco.
Noè aspetta ancora che le acqua si abbassino!
Corre nei circoli eleganti la voce che la signora C… sia volata su le sponde dell’Olona in compagnia di un’anima gemella.
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«Quanti sono i casi?» chiedeva giorni sono un maestro di lingua latina ad uno de’suoi allievi.
«I casi sono sei» rispondeva il fanciullo interrogato.
«L’altro ieri erano sei, signor maestro – osservava un altro giovanetto – ma ieri furono di più: ho letto il Pungolo».
Il maestro mise in ginocchio l’allievo che si era permesso di fare questa osservazione; ma, perocchè egli ha una paura grandissima del morbus, cancellò addirittura i casi dalla grammatica latina.
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Perdurando l’epidemia in Palermo, il governo ha largito altre lire 15 mila in sussidio ai poveri danneggiati dal colera. E S. M. il Re ha dato lire 3000 in soccorso dei poveri colpiti o danneggiati dalla malattia.
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Abbiamo da Roma, 8 agosto, la nuova dello scoppio violento del colera a Frosinone e in quasi tutta la Comarca. Gli abitanti fuggono con gran spavento verso Roma, ove, in generale, appena giunti muoiono.
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Abbiamo avuto occasione di ammirare i nuovi prodotti della Carteria di Giovanni Baccari. Egli ha introdotto appo noi la fabbricazione della nuova carta in legno, ottima per qualsivoglia uso a cui può essere destinata la carta comune. Il sig. Baccari ha ricevuto le più lusinghiere onorificenze per questa novità presso di noi.
Il Giurì internazionale dell’Esposizione di Parigi del corrente anno, ed il R. Istituto d’Incoraggiamento di Napoli hanno premiato il Baccari, l’uno con menzione onorevole, e l’altro con medaglia di argento; e noi, trattandosi di miglioramenti arrecati alle industrie nazionali, aggiungiamo anche la nostra parola di compiacimento.
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È universale desiderio che, a far cessare in parte il monopolio dell’aggio sul bronzo che aggiunge un’altra considerabile tassa alle tante nostre miserie, il Banco metta fuori una gran quantità di carte da mezza lira pel minuto commercio, e che faccia in pari tempo circolare la maggior quantità possibile di bronzo.
FRANCESCO MASTRIANI