Mercoledì sera ebbe luogo il primo ballo di Corte. Ci sembra superfluo il parlare della magnificenza di questa festa, che raccoglieva il fiore dell’aristocrazia napolitana.
In questa occasione, S. A. R. il Principe di Carigliano non dimenticava i poveri della nostra città, a’quali facea distribuire, per mezzo dell’onorevole Sindaco di Napoli, la somma di duemila lire in tanti pani.
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Il paese è profondamente addolorato e scandalizzato de’fatti che hanno dato luogo agli arresti di persone locate in alti uffici, decorati da croci d’onore, e godenti purdianzi la pubblica stima. È ben duopo che il senso morale sia possentemente offuscato da tristi e gagliarde passioni o da funeste urgenze di denaro perché rimanga interamente nullo in certi uomini; i quali per la loro nascita, pel loro stato, per l’atmosfera in cui sono vivuti finora, pare che non possano mai scendere a certi livelli, de’quali render si dovrebbero colpevoli soltanto quelli che vissero segregati da ogni buon consorzio civile, e sempre nella più bestiale ignoranza. Né la lusinga della impunità può valere a spiegare questi crimeni commessi da uomini collocati in agiate posizioni e circondati dalla pubblica riverenza. Imperciocchè la certezza della impunità (anche quando uno possa averla pienamente questa certezza) non toglie che il reo si abbia sempre a ritrovare faccia a faccia con sé stesso ed abbia ad arrossare di sé medesimo.
Bisogna convenire che i fattizi bisogni, creati dall’ambizione, dal giuoco, dalla sete di godimenti sensuali o dalla smania di soverchiare altrui nelle sfere del lusso, sieno le cagioni funeste che menano alla ruina uomini nati a rappresentar nel paese oneste ed utili parti.
D’altra parte, ciò serva da monimento al governo, il quale suol fare appunto quello che fanno gli adulatori e i cortigiani; cioè trova talvolta il merito dove è la fortuna, e sovente premia ed onora l’intrigo e la bassezza credendo di onorare e premiare personali virtù e adornezze.
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Numerosi gli arresti di vagabondi e di altri facinorosi hanno avuto luogo a Posillipo nel corso della passata settimana. Nel numero di questi malfattori è un certo Strato Salemme, che è stato fuggiasco per lunghissimo spazio di tempo. Questo miserabile assassinò il proprio genitore, pel qual reato fu condannato in contumacia a soli 18 anni di galere. Vuolsi che costui sia l’amico sviscerato e il complice di un famoso ladro a nome Sciampagna, arrestato un quindeci anni fa.
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Sentiamo che una gran quantità di farina guasta sia stata venduta a’panattieri, che non hanno avuto scrupolo di mischiarla colla buona e venderla a’loro avventori. Le Guardie di P. S. e le Guardie della Dogana hanno fatto parecchi arresti, ma è quasi impossibile il cogliere i rei in flagranza.
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Gli ufficiali della nostra marina offrirono sabato scorso un sontuoso pranzo, nell’Albergo d’Inghilterra, agli ufficiali de’legno olandesi e prussiani ancorati nel nostro porto. Gl’invitati erano nel numero di 54. Vari brindisi furono fatti al Re d’Italia, al re di Prussia, al Re di Olanda, a’vincitori di Sadova e alla marina italiana.
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È giunto in Napoli il Conte Castiglione, segretario particolare di S. M. il Re d’Italia.
Si dice che, dopo essersi trattenuto qui alquanti giorni, pensi di continuare il suo viaggio verso l’oriente.
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L’Arcivescovo di Sorrento, Monsignor Apuzzo, arrivato in Napoli da Roma, ha preso possesso della sua diocesi.
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Domenica mattina, nella Piazza del Plebiscito ebbe luogo la solenne distribuzione delle medaglie della campagna del 1866 a’militari della nostra guarnigione. Una gran folla assisteva al commovente spettacolo.
Le autorità militari, gli ufficiali superiori della Guardia Nazionale e della marina, gli ufficiali de’legni prussiani ed olandesi attorniavano il Generale Giacomo Durando del 6.° dipartimento militare.
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Un banchiere tedesco, molto noto tra noi, morì nella settimana scorsa, lasciando una fortuna di DUE MILIONI di lire. Invece di andare ad impinguare due o tre di quei beati gaudenti che si chiamano eredi, non sarebbe stato meglio che i due milioncini si fossero convertiti in opere di pubblica beneficenza? Che cosa volete che faccia un povero erede schiacciato sotto il peso di due milioni di fistole?
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Vi sono in Napoli cinque Clubi, di cui ognuno ha un considerabile numero di membri. Alcuni di essi furono fondati molti anni fa; ma tre sono di origine recente. Il più antico è l’Accademia dei Cavalieri; si riunisce nel palazzo sul Caffè d’Europa. Questo Clubo non ha colori politici.
Il Circolo Nazionale, ovvero il Clubo di S. Arpino, ha il suo seggio nel palazzo di S. Arpino, nella strada di Chiaia; conta non pochi membri tra la nobiltà.
Il Clubo della Unione, è il più numeroso; possiede uno splendido quartiere sul teatro S. Carlo; ed i balli che dà questo Clubo sono i più popolari di quanti hanno luogo in questa stagione.
Il Clubo del Commercio è sito al palazzo Cirella; dà due balli nella stagione.
Da ultimo, il Clubo del Whist è il più aristocratico; ha un vasto appartamento nella strada della Pace. I membri di questo clubo appartengono al così detto partito legittimista, alias borbonico.
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Una splendidissima festa fu data lunedì sera in casa Curtopassi. Onorava la festa S. A. R. il Principe di Carigliano. Vi si ebbe a notare nelle signore una gara di lusso.
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Ci gode l’animo ogni qual volta abbiamo a registrare un’azione che torni in lode de’nostri popolani, i cui sentimenti di onore, qualora fossero illuminati dalla istruzione, darebbero frutti degni di ogni popolo colto e civile.
Un famiglio a nome Pasquale Salvatore di Villa Santa Maria, passando domenica mattina per la piazza del Municipio, urtò col piede in un braccialetto d’oro di gran valore. Il sentimento della probità fu superiore al consiglio della miseria in cui vive il Salvatore; ed egli non istette un momento in forse di andare a consegnare alla questura l’oggetto, che avrebbe potuto largamente provvedere a’suoi bisogni per non breve spazio di tempo. Comechè la virtù trovi in sé stessa il più bel guiderdone, pure i governi avrebbero l’obbligo di premiare questi atti che, disgraziatamente, non sono comuni e frequenti.
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Nella rumorosa e popolosa strada della Pignasecca, martedì mattina un certo industrioso si avvicinò ad una di quelle botteghe da maccheronai, e si fermò quivi a contare nelle proprie mani del denaro, lasciando di tempo in tempo cadere a terra qualche lira di argento ch’ei raccoglieva con molta pazienza. In un momento, egli agguanta un gran cartoccio di maccheroni (circa rotola otto) e si dà a fuggire. Il mercadante, avvedutosi del furto, si pone tosto a gridare al ladro! al ladro! e il ladro, per distogliere da sé l’attenzione dei passanti, gridava anch’egli al ladro! afferratelo… Ha un involto sotto il braccio! E quindi a svoltare tranquillamente il vicolo e… dileguarsi, non senza avere strappato cammin facendo, di mano ad un monello alquanti pezzi di baccalà che questi portava.
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Sappiamo che nelle zecche del Regno si prepara la coniazione di una gran quantità di moneta spicciola d’argento in pezzi da centesimi 50 e da centesimi 20. Sarebbe meglio che si coniassero pezzi da 5 o da 2 lire.
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Abbiamo tra noi le bestie feroci nel Largo delle Pigne, de’Signori Cocchi e Advinent, domatori di fiere. Sono bestie che meritano di essere vedute; e noi ne parleremo nel numero venturo. Ci spiace soltanto che tra i tigri e leopardi non abbiam visto individui di quella specie ferocissima che si aggira nelle grandi città europee, e che volgarmente si chiamano padroni ci casa.
I signori Cocchi e Advinent dichiarano che essi vendono e comprano bestie rare. Li consigliamo di farsi una passeggiata a Toledo la domenica mattina, dove avranno occasione di scritturare pel loro serraglio qualche maraviglioso ippopotamo femminile e qualche nuovo urango tango maschile.
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Ci è venuto tra mani un libercolo di poche pagine intitolato La Villa di Napoli o il Toro Radio o Farnese, descrizione di Nicola Catrami, Archimandrita, recato di greco in italiano da Ernesto Palumbo.
Abbiamo letto con vero piacere questa breve descrizione, voltata in italiano dal giovine filelleno signor Ernesto Palumbo. Godiamo che i buoni studi sieno sì ben coltivati dalla nostra gioventù; e siam grati davvero al giovine Palumbo che ci ha regalato questa traduzione di cose che risguardano le nostre patrie glorie, e che tendono sempre più a stringere in vincoli di fratellanza due grandi e illustri nazioni.
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I veglioni a’ teatri Fenice, Bellini, S. Ferdinando e Goldoni sono più o meno mezzanamente animati da un pubblico misto e sonnacchioso. Le dame sono sempre scarse, perocchè la buona società femminea non si arrischia di scendere nelle sale da ballo, e forse non ha torto. Parecchi cavalieri sono costretti di mettersi il solito fazzoletto al braccio per figurare da dame. I cavalieri che formano coppia con queste dame di genere arcimaschile non arrischiano la borsa.
A S. Ferdinando domenica a notte ci era un poco di più di quella roba che dicesi roba onesta; in guisa che molte signore discesero a prendere parte alle danze. Con tutto ciò, non mancò qualcuno di quegl’immancabili incidenti che riescono per poco a turbare l’allegria della festa.
A proposito di veglioni, vorremmo fare la innocente domanda, perché questi divertimenti hanno da cominciare dopo la mezzanotte! Perché privarne nove decimi della popolazione? Il sacrificio delle entrate che può dare una serata di spettacolo ordinario sarebbe compensato da vistosi guadagni che si otterrebbero, dove il veglione cominciasse non più tardi delle 9 della sera.
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Questa sera si dà, per appalto sospeso, al teatro de’Fiorentini una nuova produzione del nostro Concittadino sig. Giuseppe Leuci, col titolo Lo Zingaro Pittore. Ne riparleremo.
FRANCESCO MASTRIANI