LA CRONACA INGLESE
The International finisce con un frizzo che fa fremere.
Il povero D… si marita lunedì ultimo, e s’impicca il martedì mattino.
Non si poté capire la causa di questo singolare suicidio.
Perbacco – disse uno spiritoso – D… volle provare tutti i nodi.
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SUICIDIO DI UN CONSOLE RUSSO
Si legge nella Correspondance de Vienne:
«Il console generale russo de Widdino, tornando dall’Ungheria, apprese, pochi giorni orsono, che in uno stretto della frontiera turca due emissarii russi erano stati presi e fucilati.
Questo avvenimento ha talmente scosso il console, che fu preso da follia tra Essegg e Pest, e quindi, mercoledì, mise fine ai suoi giorni, gittandosi dal battello a vapore sul Danubio, e propriamente nelle vicinanze di Foktu, presso Kalocsa. La sua consorte inconsolabile, i suoi due figli che erano egualmente in viaggio, sono giunti a Pest e hanno ieri fatto conoscere alle autorità questa triste catastrofe.
La propaganda russa in Oriente è irresistibile; si vuole ad ogni costo trionfante, e gli agenti consolari che non sanno proteggerla non possono presentarsi a Pietroburgo.
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SIAMO A CAPO CON GLI AVVELENATORI?
Nella notte del 23 al 24 Agosto nel comune di Cornigliano nel Rossanese, alcuni sconosciuti cominciarono a spargere la voce che gli avvelenatori erano arrivati in paese. Questi uomini ombre, che nessuno ancora ha veduto, vanno per le porte della case: introducono nel buco delle serrature un soffietto, e avvelenano le famiglie come si fa con le uve per guarirle dalla crittogama soffiandovi sopra lo zolfo!
Sono cose coteste che si credono a stento.
In un baleno tutte le famiglie abbandonarono le loro case e si radunarono in piazza per non essere avvelenate dalla toppa della serratura. Dentro non restarono che gli uomini armati di fucili, i quali facevano fuoco dalla finestra per paralizzare l’azione del veleno. Insomma tutto il paese era una baruffa che pareva arrivasse il finimondo.
Accorsero bersaglieri e carabinieri, ma ce ne volle del tempo e della fatica per persuadere quella gente che avevano il cervello fuori della testa.
Si fece pure qualche arresto così, come Dio volle, si calmò il tumulto, nel quale, come sempre, vi era lo zampino del prete.
(Corr. Ital.)
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DUE PROPRIETARI
Era alla stazione di… Il treno era per giungere e l’affluenza dei viaggiatori immensa. Giunse al galoppo una grande vettura carica a ribocco di mobili di ogni sorta. Un gentelman assistito da una graziosissima donna, dirige colla più visibile ansietà l’iscrizione dei bagagli stimolando e incoraggiando lo zelo degl’impiegati.
S’incollava l’ultima bolletta sull’ultimo collo, quando all’improvviso apparisce un uomo, il quale, senza dire una parola, si gitta a colpi di pugni sulla coppia, apparente proprietaria del mobilio che si imballava. Gli si risponde nello stesso tono senza parlare. I pugni piovono duri come la grandine.
Durante questo combattimento, che gli spettatori aveano riguardato con somma imparzialità, il treno arriva e riparte. Viene la polizia, quando la stanchezza avea già separato i combattenti.
Si arriva a una spiegazione.
I mobili erano di legittima proprietà della persona che era accorsa all’ultimo momento e che aveva combattuto solo contro due. La donna era…. sua moglie e l’uomo il migliore suo… amico.
(Corr. Ital.)
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UNA GAMBA DI LEGNO
I nostri lettori devono ricordarsi dell’incendio avvenuto recentemente a Parigi negli stabilimenti della compagnia degli omnibus. A questo proposito ecco ciò che ci racconta un giornale di quella capitale.
Ieri fui testimonio d’una scommessa intorno all’incendio di cui il quartiere Vaugirard è stato recentemente il teatro, e che prova quando le scommesse sieno pericolose sia sul turf, come fuori.
Una persona che non nominerò perché meriterebbe d’essere corbellata dai suoi contemporanei, raccontava che un uomo aveva il sonno così duro che era dopo essersi addormentato presso d’un edifizio in brace, si era svegliato con una gamba bruciata!…
Tutti gridarono: Grazie al cielo, il regno del Zuavo Jacob non data che da ieri, ed il buon senso ha per anco alcuni satelliti! – Ma uno si avvisò di scommettere che la cosa era troppo improbabile e perdette!
Verificazione fatta, scoprimmo di fatto che un uomo s’era coricato sopra d’un banco nella corte del deposito degli omnibus ed aveva lasciato bruciare la sua gamba: ma… l’uomo era invalido, la gamba era di legno ed egli l’avea staccata per istendersi più comodamente.
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UN NUOVO FLAGELLO
Scrive il Giornale di Udine, si va manifestando nei vigneti del Narbonese e fa ogni giorno spaventevoli progressi. Assicurano che certe parti del Hèrault e del Gard sono pur prese da questo male.
Il nuovo morbo non assale più la foglia ma il grappolo stesso. Ho veduto alcuni dei grappoli infetti, e posso farvene la descrizione.
Ecco ciò che accade:
Il male si mostra nel momento del colorare. Il grappolo in luogo di venir nero veste una tinta bigiccia; i granelli non ingrossano più e in luogo di seccare imputridiscono. Il grappolo è preso dal basso all’alto. Schiacciandolo svolge un odore infetto. Il gambo poi si fa interamente secco.
Molti viticoltori hanno affermato di aver veduto nel peduncolo del grappolo un verme. Vi si notarono una folla di piccoli punti biancastri somiglianti a concrezioni, che stancansi facilmente con l’ugna.
Argeliers, Homs, Bizanet, Mirepeiset ed altri luoghi sono colpiti da questo flagello.
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OMICIDIO PER VENDETTA
Un fatto luttuoso commosse ieri la nostra popolazione – Il conte Tullo Maestri Turri d’Arragona, di Torino, abitante in via del Giardino, in casa Antona Traversi, malcontento del servizio del proprio cocchiere, certo Maselli Giuseppe, di anni 30, del bresciano, lo aveva licenziato dal suo servizio adducendo alcune scuse plausibili. Ieri stesso il Maselli dovea consegnare al successore le chiavi della scuderia posta in via S. Spirito al n. 22. Il conte Tullo, acciò le cose procedessero col dovuto ordine, volle esser presente alla detta consegna, e verso le ore quattro si recava colà. Fatta la consegna ed ogni ulteriore pratica, il cocchiere ad un tratto mosso verso il padrone e porgendogli colla mano sinistra le chiavi, esclamò: Questa è una delle chiavi, questa è la seconda e questa è l’ultima, e con un coltello ben affilato vibravagli un colpo al ventre, da cui uscirono gli intestini, essendo la lama penetrata tra le regioni inguinali, ove salì fino all’ombelico aprendogli completamente il ventre.
Il conte Tullo tentò colle mani di fermare la ferita, ma quasi subito cadde esamine al suolo.
L’atto del feritore fu così rapido, così istantaneo, che alcune persone tra cui il nuovo cocchiere, non se ne erano accorte. Frattanto il Maselli, col ferro ancora caldo del sangue della vittima, ritrattosi dal luogo ove giaceva il padrone, fece atto di tagliarsi la gola.
Il portinaio, ignaro dell’accaduto e presente a questo atto, gli fu sopra l’afferrò, e credendolo colto da pazzia, lo trasse seco fuori dalla casa. Per avventura passava di là un brougam: il portinaio lo ferma, vi caccia entro il Maselli, e lo accompagna egli stesso a casa. Il Maselli si era arrecata una ferita alla gola lieve ed affatto superficiale.
Frattanto l’orribile assassinio si svelò agli altri che si ritrovarono nella corte. Fu chiamato tosto il dottor Invernizzi, che abita in quella casa, il quale, accorso, non poté constatare che la morte del conte.
L’autorità di P.S. immediatamente si recò sul luogo, con buon numero di guardie.
E alla luttuosa notizia si recarono pure sul luogo per le disposizioni di legge, il regio questore, il procuratore del re ed un giudice istruttore.
Nel frattempo le guardie di P.S. con un ispettore, mossero sulle tracce del Maselli, che trovarono nel suo domicilio già coricato. Dichiarato in istato d’arresto fu tradotto alle carceri criminali.
Egli si rese confesso del suo misfatto, e nel tragitto alle prigioni soggiungeva: Oh! che f… che o faat.
Il cadavere del conte fu trasportato nella sala mortuaria dell’ospedale dei Fate bene fratelli.
L’infelice aveva solo 30 anni, era sposo da pochi mesi; e prossimo ad essere padre. Egli era amatissimo da tutti, per l’animo mite, e la gentilezza dei modi.
(Pop. Ital.)
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ASSASSINIO
Abbiamo notizia di un fatto di sangue avvenuto a Vigevano. Nell’osteria di certo Alessio Moroni, vennero a diverbio fra loro un operaio ed un militare del 9° Reggimento d’artiglieria, Clario Giovanni. ‒ Il figlio dell’oste, certo Morosi Domenico, erasi intromesso fra i contendenti per acquietarli, e mal gli colse. Chè un altro artigliere, certo Mazzocchi Pietro da Clusone, afferrata una panca, e gridando: lasciali fare, menò un gran colpo alla testa del paciere, da stenderlo a terra qual cadavere, col cranio spaccato.
I due artiglieri furono arrestati e posti a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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SUICIDIO DI UN DUCA
Ettore Caracciolo dei Duchi di Girifalco si suicidava, ingoiando spontaneamente del veleno.
Nelle sue tasche fu rinvenuta una lettera indirizzata al Questore, al quale scriveva di non incolpare alcuno della sua morte, che egli si dava volontariamente, per ragioni a lui soltanto note. Non aver egli nemici; non aver cambiali a pagare; epperò non si supponesse alcuna causa del suo avvelenamento.
Chiedeva in grazia non lo si facesse sezionare e che lo si seppellisse nella tomba della sua famiglia.