LA DISGRAZIA DI AVERE UN ORIUOLO

   Finchè l’uomo non ha né moglie né oriuolo, è un uomo libero, un uomo senza pensieri. Dal momento in cui si prende moglie o si compra un oriuolo, si diventa un mezzo uomo: la moglie e l’oriuolo sono l’altra metà. Dal momento in cui l’uomo ha un oriuolo, v’è un’eterna inquietudine e nell’oriuolo e nell’uomo. L’oriuolo ha bisogno di una catena; la catena ha bisogno di ciondoli, di sigillo ec. dall’istante che si ha un oriuolo, non si sa più che ora sia. Ogni settimana, si deve andare almeno due volte dall’oriuolaio, il quale gli tasta il polso, gli ordina bagni a vapore, cavate di sangue, senapismi ec. L’oriuolo torna a casa e si crede dal padrone guarito. Prima correva venti minuti, ora ritarda mezz’ora. Nuovo consulto, nuovi vescicanti, nuove fasciature. Alla fine si mette tranquillamente l’oriuolo in tasca, ed ecco che si rompe il vetro.

   La sera si arriva stanco a casa; si mette l’oriuolo in un cantone, la mattina si è preso da un terrore panico – Il mio oriuolo, si chiede angosciosamente, dov’è il mio oriuolo? Si va in campagna, bisogna sapere l’ora precisa; quando si deve essere a casa la sera, si guarda l’oriuolo… si è dimenticato di caricarlo… si vuol caricarlo, la chiave non va bene!… tormento ed ambascia del povero disgraziato che teme di trovarsi due ore più tardi al convegno. Si va in mezzo alla folla, nuova inquietudine, nuovi timori di vederselo rubare. Ad ogn’istante si è obbligato toccarsi la taschina del corpetto; in ogni galantuomo che ti passa troppo da vicino supponi un ladro, da cui ti scosti atterrito. Si è invitato in qualunque luogo, viene un ragazzo male educato; – il tuo oriuolo! lasciami vedere il tuo oriuolo! – ed intanto salta addosso colle scarpe sporche per baloccarsi coi ciondoli: ed altre gioie simili. Onde si vede che è pur disgrazia somma l’avere un oriuolo.       XX.

                                                                                  FRANCESCO MASTRIANI