Che trista vita è quella del giornalista! Vogli o non vogli, soffii scirocco o tramontana, abbi o pur no la vena felice, devi tastar la penna crudele, e scarabocchiare qualche cosa…
Avrei dovuto scrivere un secondo articolo fin da tre giorni fa per non mancare a’miei obblighi co’gentili associati di questo foglio: ma non sì tosto ho presa in mano la penna per accingermi all’opera, il mal di denti, il sonno, la svogliatezza mi han vinto, ed oh sempre posposto il lavoro al domani. Oggi però mi veggo con l’acqua alla gola; siamo a giovedì; e, se non do in giornata l’originale alla stamperia, non si può comporre, correggere, e mettere in torchio per sabato: bisogna dunque per forza che io cavi un articolo dalle laminette del mio cerebro.
Che disgrazia! questa mattina più che mai sento la mano rifuggire dalla carta, sento le idee andare a zonzo per l’anticamera del cervello. Che cosa scrivere? Avrei bisogno di un subbietto leggiero, facile, breve, che non desse troppa tortura al mio capo. Chi mi suggerirà un’idea? Chi vorrà aiutarmi a trovare una varietà, una bizzarria, una corbelleria, una caricatura, un costume, e fosse anche una cosa fritta e rifritta, un soggetto già trattato, un ghiribizzo di vecchi tempi? come cavarmela?
Pensiamo seriamente al modo come uscire questa volta di briga, e schiccherar qualche cosa. Vediamo che cosa potrei fare. Una tiratina d’orecchio al Municipio? Tempo perduto. Una delle mie violente catalinate contro i vampiri d’ogni sorta? A che pro, se questi animali non sanno leggere? Affè che non mi si affaccia verun’idea, verun soggetto… facciamo piuttosto una varietà sul mese di ottobre. O cielo! Che cosa fredda!! (l’articolo, spieghiamoci, non già ottobre). Se scriviamo un articolo profondo, misterioso, enimmatico, che non si capisca da nessuno, neanche da me che lo scrivo. Sì, questa idea mi piace: acquisterò certo, come tanti scrittori tenuti in pregio, il nome di gran pensatore, di profondo estetico. Ma, affè mia, che non ci riuscirei, perché ho preso l’abito di dire le cose così alla buona, senza gran paroloni, e in modo da farmi capire da tutti. Cerchiamo dunque qualche altro soggetto più volante…
L’ho trovato! Scriverò un articolo di moda, improvvisando e creando io medesimo le nuove fogge, come fanno quasi tutti i giornali francesi quando hanno da riempire le colonne giornaliere destinate alle mode… Sommi numi! E chi presterà fede ai miei detti qualora, dando uno sguardo alla mia vestitura, si vedrà che mi vesto alla buona, alla carlona, o (volendo poetizzare il vocabolo) un po’troppo all’artistica? Che sventura! E come! non potrò per questa mattina rinvenire il capo di un articolo? Vediamo, cerchiamo, pensiamo… È inutile!.. Ho un bel guardare la striscia di sole che si stende sulla mia scrivania cercando una ispirazione in que’raggi; essi non fanno che maggiormente rilasciare pel calore e snervare le fibrette del mio cervello; ho un bello stiracchiare il mio lungo pizzo alla Cialdini; temo che invece di un articolo non ne spicci del sangue… Oh! bestia che sono! E non potrei scrivere una varietà su i peli? E che altro potrei ora trovare di più importante e nello stesso tempo di più palpitante di attualità?…
Ah! Mi dimenticavo che quel bell’ingegno di Pier Angelo Fiorentino scrisse un magnifico articolo su i suoi baffi. Non vorrei che mi dessero la baia per aver voluto mettermi in lizza con quel fecondo e felice scrittore… Ma ho bisogno di un articolo, cioè la Domenica ne ha d’uopo, perché io ho altri bisogni più urgenti e più imperiosi. Batterei questo mio capo tra le mura; m’impiccherei!… Voglio rinunziare all’arte dello scrivere.
Non vi è maggior tormento che il dovere imbrattare la carta ogni giorno. Io me ne vendico su tutti i signori associati. Ma… Oh!… Che vedo!… Cielo e terra!… Io ho scritto quasi sei cartelle! E non è questo un articolo?… Sì, per Belzebù, gemete o torchi, gemete voi pure signori associati, l’articolo è fatto, l’ho tirato giù disperatamente. È una bizzarria, una varietà, un emetico, quello che volete voi, ma è sempre un articolo di due colonne senza interlinee. Ah! mi sento sgravato d’un gran peso!…
FRANCESCO MASTRIANI