TEATRI

     Fondo – L’Avola ebbe su queste scene, negli ultimi giorni di carnevale, uno splendido successo; ed in verità questo bel dramma non poteva esser meglio interpretato ed eseguito. La Sadowsky si mostrò anche in questa produzione grande artista.

   Ella fu egregiamente secondata dal Bozzo, che fu sempre la simpatia del pubblico di questo teatro, e dalle due valorose attrici la Glech e la Vestri. Dobbiamo in specialità stringere cordialmente la mano alla Glech e farle i nostri congratulamenti per la valentia da lei spiegata in questa produzione. Noi preconizziamo di questa attrice un bellissimo avvenire.

   La Sadowsky ripeté per sua serata la Statua di Carne, quasi che avesse voluto dire al pubblico: ieri sera ho fatto la parte dell’avola, sta sera fo quella d’una giovanetta; e voi mi ammirerete ed applaudirete in entrambe. Una pioggia di fiori coprì il proscenio, e questa volta vi possiamo assicurare che i fiori non furono comperati dalla stessa attrice e distribuiti i suoi ammiratori per esserne onorata la sera, siccome era il costume di qualche cantante che avemmo a S. Carlo non è gran tempo.

   Siamo dolenti che siasi sciolta l’ottima Compagnia di questo teatro.

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  Fiorentini – Giovedì sera si diede per appalto sospeso il bel dramma di Lafont Luigi Rolla da Genova o il Capolavoro ignoto. Se non andiamo errati, erano circa venti anni che questo dramma più non si riproducea su queste scene. Ed in ciò apprezzammo nel signor Adamo Alberti un delicato riguardo alla memoria  dello illustre artista, suo cognato, Pietro Monti, che rese dell’ideale personaggio dello scultore Luigi Rolla un essere vivo, sofferente, co’suoi demoni ispiratori, colla sua febbre dell’arte, colle sue ardenti speranze di gloria, che si realizzano nel momento della sua agonia. Pietro Monti era Luigi Rolla, o, per meglio dire, Luigi Rolla non era che Pietro Monti. Morto quindi questo grande artista drammatico, moriva anche e per sempre il Rolla; e chiunche ha voluto disseppellire questo cadavere dal glorioso suo avello, non ha fatto che presentare al pubblico una larva del Rolla. Quanti valorosi artisti drammatici hanno tentato di far rivivere il Rolla hanno fatto più o meno fiasco, sempre relativamente al loro merito ed alla loro fama. Pietro Monti non recitava per otto o dieci giorni dopo una recita del Rolla; egli rimanea febbricitante, convulso, stordito, siccome appunto rimaneva una gran parte del pubblico. L’artista che tocchi l’apice del sublime nel Luigi Rolla corre il rischio di morire in un manicomio, siccome vi morì lo sventurato Pietro Monti; e noi non sappiamo se in Italia ci sia oggi un attore che corra questo pericolo.

   Premesse queste cose, noi, che siamo sinceri ammiratori del merito dell’egregio sig. Maione, non l’avremmo pertanto consigliato a disumare il Rolla, che da diciotto anni giace a fianco del suo illustre personificatore. Ciò diciamo non perché il Maione non abbia assai bene interpretata ed eseguita la parte dello scultore genovese: ma perché questa parte è una individualità artistica. Anche quelli che non sentirono mai o non ricordano Pietro Monti rimangono freddi e scontenti dopo aver sentito il Rolla eseguito da qualunque altro artista. Il Rossi, il Maieroni, il Salvini non hanno mai toccato questa parte, per quanto è a nostra conoscenza; e hanno fatto benissimo.

   Una parola di lode è ben dovuta alla graziosa Fabbri Pia, che vestiva il personaggio di Stefano il fratello di Rolla. Questa giovanetta progredisce ogni giorno nell’arte, e farà certamente una bella carriera.

                                                             FRANCESCO MASTRIANI