Eccoci alla terribile giornata, che forma una gran parentesi nella vita di Napoli. Oggi non si mangia, non si dorme; e, se il provvido Municipio non avesse pensato alle latrine pubbliche, l’ estrema catastrofe della digestione non avrebbe oggi dove esercitare il suo natural compimento. Per quest’oggi una gran parte degli abitanti della Città di Napoli sono stranieri nelle proprie case.
Non saprei dirvi l’effetto che in me fanno certe cose. Per esempio, io mi sono sentito tutto commuovere entrando in uno stanzino dove la notte scorsa ha dormito una bella fanciulla di diciotto anni. Fiutando nell’aria si sentiva ancora il profumo della verginità. Quanti dolci misteri del cuore sono rimasti qui sepolti! Quanti sospiri sono stati qui raccolti tra i modesti parati di Francia! Quanti sogni color di rosa sono qui venuti a visitare sonnellini dell’oro della zitella! Chi sa con che palpiti fu qui letto, alla fioca luce d’una lampada notturna, un misterioso messaggio d’amore sdrucciolato sotto il provvido ventaglio! Chi sa con quanta perplessità e paura venne vergata a lapis una risposta, attesa forse con maggior ansia dalla fantesca che dall’amante; e scritta tra due cuscini, nella voluttuosa trasparenza d’un crepuscolo indiscreto e birbantello, che gittava i suoi avidi sguardi su certi gigli che la preoccupazione della mente lasciava mezzo scoperti.
In verità che questa pazzognola di fantasia non ci è via di rattenerla quando, governata di ogni freno, piglia la mano a scappare.
Che differenza quando entro in quest’altra stanza, destinata da’precedenti pigionali a contenere il letto coniugale. Gli sposi erano entrambi già maturi. Non tocchiamo questo tasto per non sfrondare l’albero della poesia delle nostre eleganti e gentili leggitrici.
Nel numero venturo daremo qualche particolare di questa memorabile giornata del 4 Maggio 1867 in Napoli.
FRANCESCO MASTRIANI