–, Il Memorial de la Loire ci dà il manù del pranzo che fu dato da uno dei principali personaggi del celeste impero al signor De Montigny, quando fu inviato ministro plenipotenziario in China.
Zuppa di nidi di rondini,
Pipistrelli farciti con tartufi e pomidori.
Ragni violacei alla gratella,
Topi bianchi in salsa,
Ranocchie col crescione.
Quando si servì l’arrosto rappresentato da un cane attorniato da gamberi, circondato da crescione, da viole e da rodondendro, l’ambasciatore che aveva trangugiato con difficoltà gli altri cibi e aspettava l’arrosto, poco mancò non morisse di sorpresa; ma il mandarino con un sorriso di soddisfazione gli disse:
«Potete mangiare con piacere adesso, il cane è l’amico dell’uomo».
«Ragion di più per non mangiarne» rispose il signor De Montigny.
Aggiungeremo che per dessert figurava una crema all’arancio fatta col latte di donna!!!
–. Nella notte di Natale si ebbero a deplorare in Milano, oltre ad un buon numero di ubbriachi fradici raccolti fuori dei sensi, vari fatti luttuosi.
Tre infelici toglievansi in quella sera miseramente la vita nel seguente modo:
Un brigadiere dei carabinieri reali, addetto alla caserma di Santa Teresa, facevasi saltare le cervella con un colpo di pistola.
Certo B., domiciliato a porta Ticinese, aprivasi il ventre subito dopo aver mangiato, piantandosi un coltello.
E finalmente un droghiere, Luigi M… venne estratto cadavere dal canale il Ticinello, nel quale erasi disperatamente gettato.
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–. Si legge nel Buenos Ayres Standard del 12 novembre:
Dobbiamo riferire come una disastrosa bufera abbia imperversato e devastato la nostra città. Prima del tramonto del sole, domenica scorsa 9 novembre, la pioggia principiò a cadere a torrenti, e durò durante tre giorni senza interruzione. Le strade divennero torrenti, ed alle nove ore di sera di domenica tutte le lanterne della città furono estinte da un momento all’altro. Il fiume straripando invase il gassometro e ne distrusse le varie opere. Non meno di trentasette legni di varia portata, compresi anche alcuni grossi vascelli, furono gittati alla spiaggia e ridotti in frantumi. Non puossi descrivere la furia della procella; e la distruzione causata nella parte nordica della città è senza paragone. La strada ferrata di Boca e le officine del signor Billinghurst quasi scomparvero, ed il campanile di S. Elmo sul punto di essere finito fu gittato dalle sue fondamenta. I particolari che ci pervengono dai dintorni fanno credere che molte vittime si avranno a deplorare, e fino ad ora si raccolsero già più che trenta corpi esanimi.
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–. Leggesi nella Perseveranza di Milano:
Abbiamo un quinto suicidio nel breve spazio di quattro giorni. Questa volta colui che s’è tolta la vita è un onest’uomo ridotto alla miseria. Una donna cui egli dovea 300 lire, lo minacciava di sequestro nel di lui domicilio, in Santa Eufemia, 28, se non le avesse pagato il fitto dovutole; ed egli a pregarla, a scongiurarla di sospendere una misura a cui il suo onore non avrebbe saputo resistere; furono vane le sue preghiere e gli scongiuri. Ieri l’altro, l’usciere si presentò armato del diritto; ma la porta non s’aperse al suo picchiare; eppure la portinaia asseriva ch’egli era in casa. Allora si va per un falegname e per un agente della questura; si sfonda l’uscio, e si trova disteso in mezzo alla camera un cadavere, la testa rotta e sfigurata per un colpo di pistola. Sul tavolo era un testamento fatto dal disgraziato ed alcune lettere.
Fatto il processo verbale del tragico avvenimento, l’usciere si accinse ad eseguire per conto della creditrice le disposizioni della legge.
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–. Si legge nell’Echo du Parlement Belge:
Fra i Malgasci è il coccodrillo quello che vende il giudizio di Dio.
Un viaggiatore racconta che visitando nel 1824 per la prima volta Milasacce, il paese dei Malgasci, trovò che vi si aspettava con impazienza il plenilunio per assistere ad un giudizio di tale genere.
Quando la luna fu piena, i giudici si radunarono in una pianura paludosa vicino alla quale scorreva un fiume lunghissimo che conteneva una gran quantità di coccodrilli.
La preda designata in quest’anno era una ragazza di circa sedici anni, di una straordinaria bellezza, accusata da un parente, mosso da cupidigia e da gelosia, di aver avuto intime relazioni con un giovane schiavo, delitto enorme presso i Malgasci, specialmente presso quelli della casta dei Jonac-Anis, alla quale apparteneva.
Il padre era morto pochi anni prima, ed era un capo potente nella montagna; l’accusatore agognava l’eredità.
Il capo dei giudici comandò a Bacar (era il nome della ragazza) di sedere nel loro mezzo per prender parte alla discussione, e sentire la sentenza.
Scongiurata di confessare il suo delitto, Bacar rispose con voce ferma che i coccodrilli deciderebbero se alla fine fosse colpevole.
Allora il capo, pronunziata la sentenza, abbandonò la colpevole nelle mani dell’ambiache che è medico ed esecutore al tempo stesso.
Questo personaggio prese per mano la donzella, la condusse al fiume, e là scongiurò i coccodrilli a divorarla se fosse colpevole.
Allora Bacar rivolgendosi alle sue compagne che la seguivano, le ringraziò con tutta l’effusione dell’anima, dimandando soltanto un nastro per allacciare i suoi capelli, le cui trecce l’avrebbero imbarazzata nel nuoto; dopo di che levate le vesti si gettò nel fiume.
Era orribile il vederla attorniata dai coccodrilli che la inseguivano.
Bacar nuotava con una rapidità meravigliosa; ben presto ella arrivò in una piccola isola coperta di giunchi che serviva di rifugio ai coccodrilli; era questo il luogo destinato alla prova.
Bacar non la temeva, poiché ella si tuffò per tre volte davanti all’isola salata; ogni volta che ella dispariva parea dovesse essere l’ultima.
Infine dopo pochi minuti, uscita dalla spaventevole prova sana e salva, ella raggiungeva la riva ai piedi dei giudici.
Il calunniatore fu condannato a pagarle per danni ed interessi una somma che eccedeva il valore del suo gregge e de’suoi schiavi, ma Bacar era di ottimo cuore, ella non volle approfittare del suo diritto; si contentò di abbandonare il calunniatore ai suoi rimorsi.
FRANCESCO MASTRIANI